Museo Civico di Modena
Largo Porta S.Agostino, 337
Modena (MO)
Solieri Giuseppe Barnaba detto fra Stefano da Carpi
1710/ 1796
dipinto

carta/ applicazione su tela/ pittura a olio
cm 53,5 (la) 36 (a)
sec. XVIII (1730 - 1796)
n. 73
Venne dapprima riferito a Giovan Battista Tiepolo (CAMPORI, MALAGUZZI VALERI 1924) e poi, su suggerimento di G. Fiocco, a Fabio Canal (La Galleria 1929; RAGGHIANTI 1939). In occasione della mostra del 1980 Carlo Volpe ne riconobbe la derivazione da un bozzetto di Francesco Fontebasso conservato nella Pinacoteca Stuard di Parma (inv. 147; CIRILLO, GODI 1987, p. 225 n. 181) e ne restituì la paternità a Fra Stefano da Carpi. Di questo artista, noto fino ad allora per dipinti di grande formato e di destinazione per lo più ecclesiastica (RUSSO, PIRONDINI 1979), lo studioso riconosceva il “gonfio umore che, se non fosse per la drammaticità della scena, starebbe fra il sapido e il faceto” e “la caricata eloquenza delle tinte, anzi dei gustosi impasti che traducono in rotondo eloquio naturale, fortemente crespiano, la più nobile macchia chiaroscurale tiepolesca”. A supporto di un riconoscimento che poteva allora apparire ostico ed è invece ineccepibile Volpe richiamava la pala con La Madonna coi Bambino e santi dell’ordine e la Pietà nella chiesa dei Cappuccini di Scandiano; ma i confronti potrebbero proseguire numerosi sfogliando il catalogo di questo piccolo ma geniale artista emiliano, che sembra trasferire in pittura la comunicativa diretta e bonaria propria all’ordine cappuccino. L’attribuzione di Volpe ha dato di fatto origine ad altre restituzioni che illustrano la tenuta di Fra Stefano nel piccolo e medio formato (BENATI, in L’arte degli Estensi ... 1986, pp. 301-303 n. 236; BÉGUIN 1989; un disegno raffigurante Cristo morto compianto da san Francesco, conservato nel Szépmuvészeti Muzeum di Budapest e inequivocabilmente di Fra Stefano, è stato pubblicato come di Stefano Montalto da S. Marinelli, in Proposte e restauri, cat. della mostra, Verona, 1987, p. 230).