FONTE
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AutoreAnonimo
Titolo operaExcerpta Valesiana pars posterior (Theodericiana)
AnnoVI sec. d.C.
Periodoetà dei regni barbarici
EpocaTarda Antichità
Noteed.: J. Moreau, V. Velkov (edd.), Excerpta Valesiana, Leipzig 1968 (trad. parziale: M. Pierpaoli (a cura di), Vita e personaggi di Ravenna antica, Ravenna 1984, pp. 254-261)
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Localizzazione7 / 36-38
Testo originale[36] Igitur imperante Zenone Augusto Constantinopoli superveniens Nepos patricius ad Portum urbis Romae deposuit de imperio Glycerium et factus est episcopus et Nepos factus imperator Romae. Mox veniens Ravennam: quem persequens Orestes patricius cum exercitu, metuens Nepos adventum Orestis, ascendens navem fugam petit ad Salonam et ibi mansit per annos quinque: postea vero a suis occiditur. Mox eo egresso factus est imperator Augustulus. Augustulus imperavit annos X. [37] Augustulus, qui ante regnum Romulus a parentibus vocabatur, a patre Oreste patricio factus est imperator. Superveniens autem Odoacar cum gente Scirorum occidit Orestem patricium in Placentia et fratrem eius Paulum ad Pinetam foris Classem Ravennae. [38] Ingrediens autem Ravennam deposuit Augustulum de regno, cuius infantiam misertus concessit ei sanguinem, et quia pulcher erat, etiam donans ei reditum sex milia solidos misit eum intra Campaniam cum parentibus suis libere vivere. Enim pater eius Orestes Pannonius, qui eo tempore, quando Attila ad Italiam venit, se illi iunxit et eius notarius factus fuerat. Unde profecit et usque ad patriciatus dignitatem pervenerat.
Traduzione[36] Allora mentre regnava come Augusto a Costantinopoli Zenone, il patrizio Nepote sopraggiungendo al Porto di Roma depose l'imperatore Glicerio, che venne fatto vescovo, mentre Nepote divenne imperatore. Tosto si reca a Ravenna. Lo insegue con un esercito il patrizio Oreste e allora Nepote, temendo l'arrivo di Oreste, sale su una nave e fugge a Salona, dove rimase per cinque anni e fu poi ucciso dai suoi. Appena egli era uscito dall'Italia era stato eletto imperatore Augustolo, che regnò dieci anni [sic!]. [37] Augustolo, che prima di salire al potere era dai suoi chiamato Romolo, fu fatto imperatore dal padre, il patrizio Oreste. Ma sopraggiunge Odoacre con una massa di Sciri, il quale uccide il patrizio Oreste a Piacenza e suo fratello Paolo nella Pineta fuori Classe a Ravenna. [38] Entrando poi in Ravenna depose dal trono Augustolo, ma gli risparmiò la vita avendo compassione della giovane età e perché era bello, gli concesse una somma di sei mila solidi e lo mandò a vivere in libertà in Campania con i suoi congiunti. Suo padre Oreste era della Pannonia e quando Attila era venuto in Italia si uni a lui ed era diventato suo segretario. Di lì fece carriera ed era arrivato alla dignità di patrizio.
Note474-476 d.C.
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Localizzazione11-12 / 50-57
Testo originale[50] Cui occurrit venienti Odoacar ad fluvium Sontium, et ibi pugnans cum eodem, victus fugit et abiit in Veronam et fixit fossatum in campo minore Veronense V kalendas Octobres. Ibi que persecutus est eum Theodericus et pugna facta ceciderunt populi ab utraque parte; tamen superatus Odoacar fugit Ravennam pridie kalendas Octobres. [51] Et perambulavit Theodericus patricius Mediolanum, et tradiderunt se illi maxima pars exercitus Odoacris, nec non et Tufa magister militum, quem ordinaverat Odoacar. Cum optimatibus suis kal. April. eo anno missus est Tufa magister militum a Theoderico contra Odoacrem Ravennam. [52] Veniens Faventiam Tufa obsedit Odoacrem cum exercitu, cum quo directus fuerat; et exiit Odoacar de Ravenna et venit Faventiam, et Tufa tradidit Odoacri comites patricii Theoderici et missi sunt in ferrum et adducti Ravennam. [53] Fausto et Longino. His consulibus Odoacar rex exiit de Cremona et ambulavit Mediolanum. Tunc venerunt Wisigothae in adiutorium Theoderici et facta est pugna super fluvium Adduam, et ceciderunt populi ab utraque parte, et occisus est Pierius comes domesticorum III idus Augustas, et fugit Odoacar Ravennam, et mox subsecutus est eum patricius Theodericus veniens in pinetam et fixit fossatum, obsidens Odoacrem clausum per triennium Ravennae, et factum est usque ad sex solidos modius tritici. Et mittens legationem Theodericus, Festum, caput senatus, ad Zenonem imperatorem et ab eodem sperans vestem se induere regiam. [54] Olybrio v. c. cons. Hoc consule exiit Odoacar rex de Ravenna. Nocte, cum Herulis ingressus in Pinetam, in fossatum patricii Theoderici, et ceciderunt ab utraque parte exercitus, et fugiens Levila magister militum Odoacris occisus est in fluvio Bedente: et victus Odoacar fugit Ravennam id. Iul.. [55] Igitur coactus Odoacar dedit filium suum Thelanem obsidem Theoderico, accepta fide securum se esse de sanguine. Sic ingressus est Theodericus: et post aliquot dies, dum ei Odoacar insidiaretur, detectus ante ab eo praeventus in palatio, manu sua Theodericus eum in Lauretum pervenientem gladio interemit. [56] Cuius exercitus in eadem die iussu Theoderici omnes interfecti sunt, quivis ubi potuit reperiri, cum omni stirpe sua. [57] Et moritur Constantinopoli Zeno imperator, et factus est imperator Anastasius. Theodericus enim, qui in legationem direxerat Faustum Nigrum ad Zenonem, at ubi cognita morte eius antequam legatio reverteretur, ut ingressus est Ravennam et occidit Odoacrem, Gothi sibi confirmaverunt Theodericum regem non exspectantes iussionem novi principis.
Traduzione[50] Contro a questo [Teoderico] che sopraggiungeva si fece incontro Odoacre al fiume Isonzo, e lì, combattendo con lui e vinto, fuggì a Verona e fissò il fossato nel campo minore veronese il 27 settembre. E lì lo insegui Teoderico e nel combattimento caddero in molti da una parte e dall'altra; tuttavia sconfitto, Odoacre fuggi a Ravenna il 30 settembre. [51] Allora il patrizio Teoderico si recò a Milano e si consegnarono a lui la maggior parte dell'esercito e perfino il comandante in capo Tufa, che Odoacre aveva nominato insieme con gli altri suoi capi il 1° aprile. In quell'anno il comandante in capo Tufa fu mandato da Teoderico contro Odoacre a Ravenna. [52] Tufa giunse a Faenza e con l'esercito col quale era stato inviato assediò Odoacre. Questi usci da Ravenna e andò a Faenza e Tufa consegnò ad Odoacre gli ufficiali del patrizio Teoderico, che furono messi in catene e condotti a Ravenna. [53] Consolato di Fausto e Longino. Durante il loro consolato il re Odoacre usci da Cremona e andò a Milano. Allora in aiuto di Teoderico vennero i Visigoti e si combatté presso il fiume Adda e caddero in molti da entrambe le parti e fu ucciso Pierio, il comandante delle guardie di corte, l'11 agosto; allora Odoacre fuggi a Ravenna e subito lo insegui il patrizio Teoderico arrivando nella Pineta e vi si trincerò tenendo Odoacre per tre anni chiuso in Ravenna: allora il prezzo di un moggio di grano sali fino a sei solidi. E Teoderico mandò come ambasciatore all'imperatore Zenone il presidente del senato, Festo, sperando di ottenere dal medesimo la facoltà di indossare l'abito regale. [54] Consolato dell'illustrissimo Olibrio. Mentre era console questi, re Odoacre usci da Ravenna di notte e con gli Eruli entrò nel campo trincerato del patrizio Teoderico e gravi furono le perdite da entrambe le parti: il comandante in capo di Odoacre, Levila, fu ucciso, mentre fuggiva, nelle acque del Bidente [Ronco] e Odoacre, battuto, fuggì a Ravenna, il 15 luglio. [55] Allora Odoacre fu costretto a consegnare a Teoderico come ostaggio il figlio Telone, ricevuta garanzia della vita. Così Teoderico entrò in città e dopo alcuni giorni, mentre Odoacre gli tendeva insidie, scoperto e da lui prevenuto, di sua mano con una spada Teoderico lo uccise mentre andava nel Laureto. [56] Nel medesimo giorno, per ordine di Teoderico, furono uccisi tutti i soldati del suo esercito che si poterono trovare, insieme con le intere loro famiglie. [57] A Costantinopoli muore l'imperatore Zenone e fu fatto imperatore Anastasio. Teoderico aveva poi inviato come ambasciatore a Zenone Fausto Nigro, ma quando vennero a sapere della morte di quello prima che tornasse l'ambasceria, appena entrato in Ravenna e ucciso Odoacre, i Goti confermarono Teoderico come proprio re, senza aspettare l'ordine del nuovo sovrano.
NoteArrivo di Teoderico in Italia: 489 d.C. Consolato di Fausto e Longino: 490 d.C. Consolato dell'illustrissimo Olibrio: 491 d.C. Ingresso di Teoderico a Ravenna: 493 d.C.
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Localizzazione12 / 70-71
Testo originale[70] Deinde sexto mense revertens Ravennam, aliam germanam suam Amalabirgam tradens in matrimonium Herminifredo regi Turingorum: et sic sibi per circuitum placavit omnes gentes. Erat enim amator fabricarum et restaurator civitatum. [71] Hic aquae ductum Ravennae restauravit, quem princeps Traianus fecerat, et post multa tempora aquam introduxit. Palatium usque ad perfectum fecit, quem non dedicavit. Portica circa palatium perfecit. Item Veronae thermas et palatium fecit et a porta usque ad palatium porticum addidit. Aquae ductum, quod multa tempora destructum fuerat, renovavit et aquam intromisit. Muros alios novos circuit civitatem. Item Ticini palatium thermas amphitheatrum et alios muros civitatis fecit.
Traduzione[70] Poi, tornando a Ravenna dopo cinque mesi, dà in moglie un'altra sorella, Amalabitga, a Erminifredo, re dei Turingi e così con questo viaggio guadagnò alla pace tutti i popoli. Era amante delle costruzioni e restauratore delle città. [71] A Ravenna restaurò l'acquedotto, che aveva fatto costruire l'imperatore Traiano, e dopo molto tempo introdusse l'acqua in città. Costruì completamente il Palazzo, che però non poté inaugurare. Intorno al Palazzo costruì portici. Inoltre a Verona fece il Palazzo e le terme, e aggiunse un portico che dalla porta portava al Palazzo. Circondò la città con nuove mura. Inoltre a Pavia realizzò il Palazzo, le terme, l'anfiteatro e nuove mura cittadine.
NoteRegno di Teoderico: 493 -526 d.C.
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Localizzazione14 / 80-82 e 84
Testo originale[80] Ergo Theodericus dato consulatu Eutharico Romae et Ravennae triumphavit. Qui Eutharicus nimis asper fuit et contra fidem catholicam inimicus. [81] Post haec Theoderico Veronae consistente propter metum gentium facta est lis inter Christianos et Iudaeos Ravennates. Quare Iudaei baptizatos nolentes, dum ludunt frequenter oblatam in aquam fluminis iactaverunt. Dehinc accensus est populus non observantes neque regi neque Eutharico aut Petro, qui tunc episcopus erat, consurgentes ad synagogas, mox eas incenderunt. Quod et Romae in re eadem similiter contigit. [82] Mox Iudaei currentes Veronam, ubi rex erat, agente Triwane praeposito cubiculi, et ipse haereticus favens Iudaeis, insinuans regi factum adversus Christianos. Qui mox iussit propter praesumptionem incendii, ut omnis populus Romanus et Ravennas synagogas, quae incendio concremaverunt, data pecunia restaurarent; qui vero non habuissent unde darent frustati per publicum sub voce praeconia ducerentur. Data praecepta ad Eutharicum Cilligam et Petrum episcopum secundum hunc tenorem [praecepit] et ita adimpletum [est]. (...) [84] Item mulier pauper de gente Gothica, iacens sub porticu non longe a palatio Ravennati, quattuor generavit dracones: duo de occidente in orientem ferri in nubibus a populo visi sunt et in mare praecipitati sunt, duo portati sunt unum caput habentes. Stella cum facula apparuit, quae dicitur comes, pendens per dies quindecim. Terrae motus frequenter fuerunt.
Traduzione[80] Poi Teoderico, assegnato il consolato a Eutarico, celebrò il trionfo a Roma e a Ravenna. Eutarico fu molto severo e ostile alla fede cattolica. [81] In seguito, mentre Teoderico risiedeva a Verona per timore delle popolazioni vicine, scoppiò una contesa fra Cristiani e Giudei di Ravenna. I Giudei non volevano che si battezzasse e spesso per scherno gettarono nell'acqua di un fiume l'acqua offerta. Per questo il popolo si infuriò e senza rispetto né per il re né per Eutarico né per Pietro, che allora era il vescovo, accorse alle sinagoghe e subito le incendiò. E questo avvenne anche a Roma per una questione simile. [82] Tosto i Giudei corsero a Verona, dove si trovava il re. Ebbero l'appoggio di Trivane, il ciambellano, anch'egli eretico favorevole ai Giudei, il quale spinse il re all'azione contro i Cristiani. Il re subito ordinò per l'accusa di incendio che tutto il popolo romano restaurasse a sue spese le sinagoghe date alle fiamme; coloro che non avessero potuto contribuire in danaro dovevano essere condotti in pubblico e battuti a vergate al grido del banditore. L'ordine venne dato a Eutarico Cilliga e al vescovo Pietro in questi termini e venne così eseguito. (...) [84] E così una donna povera di stirpe gotica, che giaceva sotto un portico non lontano dal palazzo di Ravenna, partorì quattro serpenti: due furono visti dalla gente andare sulle nubi da occidente verso oriente e precipitare in mare, due che avevano una testa sola furono trascinati via. Si vide splendere per quindici giorni una stella con scia di fuoco, che chiamano cometa. Ci furono frequenti scosse sismiche.
NoteConsolato di Eutarico: 519 d.C.
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Localizzazione15 / 88-93
Testo originale[88] Rediens igitur rex Ravennam, tractans non ut Dei amicus sed legi eius inimicus, immemor factus omnis eius beneficii et gratiae, quam ei dederat, confidens in brachio suo, item credens quod eum pertimesceret Iustinus imperator, mittens et evocans Ravennam Iohannem sedis apostolicae praesulem et dicit ad eum: «Ambula Constantinopolim ad Iustinum imperatorem, et dic ei inter alia, ut reconciliatos [hereticos nequaquam] in catholica restituat religione». [89] Cui papa Iohannes ita respondit: «Quod facturus es, rex, facito citius: ecce in conspectu tuo adsto. Hoc tibi ego non promitto me facturum, nec illi dicturus sum. Nam in aliis causis, quibus mihi iniunxeris, obtinere ab eodem, annuente Deo, potero». [90] Iubet ergo rex iratus navem fabricari et superimpositum eum cum aliis episcopis, id est Ecclesium Ravennatem et Eusebium Fanestrem et Sabinum Campanum et alios duos, simul et senatores Theodorum, Importunum, Agapitum et alium Agapitum. Sed Deus, qui fideles cultores suos non deserit, cum prosperitate perduxit. [91] Cui Iustinus imperator venienti ita occurrit ac si beato Petro: cui data legatione, omnia repromisit facturum praeter reconciliatos, qui se fidei catholicae dederunt, Arrianis restitui nullatenus posse. [92] Sed dum haec aguntur Symmachus, caput senatus, cuius Boethius filiam habuit uxorem deducitur de Roma Ravennam. Metuens vero rex ne dolore generi aliquid adversus regnum eius tractaret, obiecto crimine iussit interfici. [93] Revertens igitur Iohannes papa a Iustino. Quem Theodericus cum dolo suscepit et in offensa sua eum esse iubet. Qui post paucos dies defunctus est. Ergo euntes populi ante corpusculum eius. Subito unus de turba adeptus daemonio cecidit et dum pervenisset cum lectulo, ubi latus erat, usque ad hominem, subito sanus surrexit et praecedebat in exsequias. Quod videntes populi et senatores coeperunt reliquias de veste eius tollere. Sic cum summo gaudio populi deductum est corpus eius foris civitatem.
Traduzione[88] Tornando dunque il re a Ravenna, si comportava non come amico di Dio, ma come nemico alla sua legge, dimentico di tutti i suoi benefici e del favore che gli aveva concesso, confidando soltanto nelle proprie forze. Così, credendo che l'imperatore Giustino avesse paura di lui, manda a chiamare Giovanni, vescovo della sede apostolica e gli dice: «Vai a Costantinopoli dall'imperatore Giustino e digli tra l'altro che restituisca [agli Ariani] coloro che sono stati riconciliati nella fede cattolica». [89] A lui il papa Giovanni rispose così: «Quello che vuoi fare, o re, fallo subito: ecco io sono qui davanti a te. Questo non ti prometto di farlo, né lo dirò a lui. Invece nelle altre questioni che mi vorrai proporre potrò ottenere, con l'aiuto di Dio, concessioni da lui medesimo». [90] Il re, adirato, ordina allora di allestire una nave e ve lo fa imbarcare con altri vescovi, cioè Ecclesio di Ravenna, Eusebio di Fano, Sabino della Campania e altri due e inoltre i senatori Teodoro, Importuno, Agapito e un altro Agapito. Ma Dio, che non abbandona coloro che fedelmente lo onorano, li condusse in salvo felicemente. [91] A lui che arrivava l'imperatore Giustino andò incontro come se fosse il beato Pietro; gli diede udienza e gli promise che avrebbe concesso tutto eccetto i riconciliati: coloro che si erano dati alla fede cattolica non potevano assolutamente essere restituiti agli Ariani. [92] Mentre si svolgono questi fatti, viene condotto da Roma a Ravenna il presidente del senato, Simmaco, di cui Boezio aveva sposato la figlia. Il re infatti temeva che per il dolore sofferto per la morte del genero manovrasse qualche cosa contro il suo regno: mossagli un'accusa, lo fece giustiziare. [93] Ripartì da Giustino il papa Giovanni, che Teoderico accolse con simulazione e ordinò di considerarlo suo nemico. Quello dopo pochi giorni morì. Allora mentre il popolo accorreva davanti alla sua salma, uno della folla, preso dal demonio, cadde a terra; ma quando giunsero vicino a lui coloro che recavano la barella su cui era stato trasportato [il papa morto], subito si rialzò sano e andava in testa al corteo funebre. Vedendo l'accaduto, popolo e senatori cominciarono a prelevare reliquie dalla veste del papa. Così il suo corpo fu trasportato fuori città con grandissima gioia della gente.
Note525 d.C.
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Localizzazione16 / 94-96
Testo originale[94] Igitur Symmachus scholasticus Iudaeus, iubente non rege, sed tyranno, dictavit praecepta die quarta feria, septimo kalend. Septembr., indictione quarta, Olybrio consule, ut die dominico adveniente Arriani basilicas catholicas invaderent. [95] Sed Qui non patitur fideles cultores suos ab alienigenis opprimi, mox intulit in eum sententiam Arrii, auctoris religionis eius: fluxum ventris incurrit et dum intra triduum evacuatus fuisset, eodem die, quo se gaudebat ecclesias invadere, simul regnum et animam amisit. [96] Ergo antequam exhalaret, nepotem suum Athalaricum in regnum constituit. Se autem vivo fecit sibi monumentum ex lapide quadrato, mirae magnitudinis opus, et saxum ingens, quod superponeret, inquisivit.
Traduzione[94] In seguito Simmaco, un avvocato giudeo, per ordine di quello che non era più un re, ma un tiranno, dispose in un giorno stabilito, il giovedì 26 agosto, indizione quarta, consolato di Olibrio, che nel giorno del Signore seguente gli Ariani occupassero le basiliche cattoliche. [95] Ma Colui che non permette che i suoi fedeli seguaci siano oppressi da estranei subito inflisse a lui la pena di Ario, fondatore di quella religione: egli incorse in un flusso intestinale e dopo avere avuto diarrea per tre giorni, perdette ad un tempo il regno e la vita nel giorno stesso in cui si compiaceva di invadere le chiese. [96] Allora prima di spirare costituì come successore il nipote Atalarico. Da vivo si era fatto costruire un monumento funebre di pietre squadrate, costruzione di grandezza straordinaria, e fece cercare un blocco enorme di sasso da sovrapporvi.
Note526 d.C.
COMPILAZIONE
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Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 20/01/2021
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