cartone telato/ pittura a olio
sec. XX (1950 - 1950)
Al di là dell’apparente ripetizione di una tipologia nota, infatti, del tutto diverso è il sentimento che lo pervade. E questi oggetti, che appaiono abbandonati con apparente casualità sulla tavola “come relitti di un ultimo naufragio”, per dirla con le parole di Francesco Arcangeli nell’introduzione alla grande retrospettiva dedicata a De Pisis nel 1956 alla XXVIII Biennale di Venezia, hanno infatti più l’aspetto di rievocazioni che di rappresentazioni della realtà in tutta la sua fresca, sensuale vitalità. Così come la presenza, non inconsueta, del dipinto appoggiato sulla parete di fondo – una marina “metafisica”, parrebbe, con quella straniata figurina filiforme che si staglia fra la spiaggia deserta e il cielo rannuvolato – più che un’autocitazione diventa un ricordo reso nebuloso dal tempo trascorso e dalla sofferenza del presente.
De Pisis sembra qui ritrovare la sua più raffinata tavolozza, fatta di luminosi grigi neutri e di beige rosati accesi da chiazze dorate su cui risaltano il viola della melanzana, il porpora della mela e il rosso vermiglio del pomodoro.
Questo testo è parte della scheda di Maria Grazia Morganti per il catalogo della Collezione Bianchedi-Bettoli/Vallunga pubblicato da Bononia University Press nella collana Cataloghi dell’Istituto per i Beni Artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.