condominio “Ponte della Pradella"
viale Trento e Trieste 5, largo Garibaldi
Modena (MO)
Pucci Mario progetto
1922/ 1979
Vecchi Vinicio progetto
1923/ 2007



Notizie storiche: progetto e costruzione
Edificato nell’angolo tra Ciro Menotti e via Emilia est, alle porte del centro storico della città, il condominio “Ponte della Pradella", realizzato per l’impresa IMCO, costituisce senza dubbio il più significativo esempio del tentativo di modernizzazione edilizia della città sotto la spinta della crescita economica negli anni del “boom”. La denominazione richiama lo storico ponte che fino alla prima metà del XX secolo attraversava all’incirca in quel punto il canale della Pradella, confine orientale dell’edificato cittadino, oggetto delle prime espansioni novecentesco susseguenti l’abbattimento ottocentesco delle mura. La definizione dell’odierno largo Garibaldi vede, fino agli anni a ridosso del secondo conflitto mondiale, un continuo allargamento dello spazio e adeguamento dell’arredo e della sistemazione del suolo, conseguente al successivo espandersi delle nuove lottizzazioni, fino al Secondo Dopoguerra, quando raggiunge la dimensione attuale delimitata dalla via Ciro Menotti su cui, appunto, affaccia l’isolato in oggetto sorto in sostituzione di alcune importanti preesistenti storiche imprese, tra cui la prima officina di Enzo Ferrari (oggi ricordata solo dalla denominazione del parcheggio silos sorto al suo posto).
Il condominio, progettato a partire dal 1959, costituisce un’ulteriore declinazione dell’architetto Vinicio Vecchi sul tema del condominio, già sperimentato in precedenza (e come avverrà in seguito) in molti altri casi, fino a definire l’aspetto di intere porzioni di città a ridosso del centro storico e lungo la fascia dei viali (si veda anche il condominio Giardino), dove il costo delle aree offrivano la maggior rendita fondiaria agli operatori del mercato immobiliare; risposta alla nuova domanda abitativa di alloggi borghesi di una nascente classe media. Qui, in particolare, a causa delle grandi dimensioni, il complesso s’incarica di definire un’importantissima parte di città, diventando con la sua presenza elemento “urbano” necessariamente da misurare con uno dei principali monumenti della città, la torre Ghirlandina, il cui confronto visivo è diretto.
Il complesso destinato a commercio, uffici e residenza, scompone la volumetria in tre parti. Un basamento di due piani (piano terra e ammezzato aggettante) perimetro l’intero isolato definendo gli spazi di mediazione tra edificato e strada, attraverso passaggi trasversali che penetrano trasversalmente e longitudinalmente, consentendo gli accessi ai vari punti di distribuzione ai piani superiori e alla galleria commerciale.
Impostato su questo piano, l’alta torre di dieci piani è alleggerita sul fronte principale prospettante via Ciro Menotti, dalla profonda separazione dell’infilata continua di balconi che di fatto separa il blocco in due parti più sottili, culminanti, ciascuno, con il tetto a due acque, leggero e “staccato” a rendere più domestico il coronamento di un edificio che vuole mantenere comunque un aspetto tradizionale, legato alle consuete tecnologie costruttive. Lungo il fronte principale, poi, il complesso si completa con un altro corpo di cinque piani, separato dal precedente, anch’esso composto con le stesse logiche basate sullo svuotamento del prospetto mediante balconi e l’arretramento del pino di tamponamento.