Seminario arcivescovile Benedetto XV, oggi scuola Istituti Rizzoli
via Barbiano 1-10
Bologna (BO)
Trebbi Giorgio progetto
1926/2002
Gresleri Glauco progetto
1930/ 2016



Notizie storiche: progetto e costruzione
Il Pontificio Seminario Regionale «Benedetto XV» di Bologna, fu uno dei primi a sorgere e doveva servire per gli studi filosofici e teologici delle diocesi della Regione Flaminia (Bologna e Romagna).

Il luogo adatto fu trovato, non lontano dal centro città, verso nord, presso le antiche mura fra le porte Galliera e Lame. Si iniziò la costruzione dell’Interdiocesano lungo la parte terminale del primo tratto di Via dei Mille e, ad angolo con l’Interdiocesano, si iniziò pure l’erezione del Diocesano, prospiciente la Piazza Umberto I. Il Regionale appariva a tutti come un edificio solido, di notevole eleganza, sia negli ambienti signorili interni sia negli elementi artistici esterni, specialmente nella facciata e nel portico di stile neo rinascimentale, posto lungo via dei Mille. I primi entrati in seminario il lunedì 1° dicembre 1919 furono 77.

Il primo rettore fu Mons. Marcello Mimmi, di Castel San Pietro (Bologna), e futuro cardinale.

Dal 1932-33 iniziò a partecipare al Regionale anche la diocesi di Comacchio. Inoltre, almeno dal 1936-37 fino al 1940-41, si aggiunse, pur facendo ancora parte della Regione Ecclesiastica delle Marche, il Montefeltro (Pennabilli).

Scoppiata la seconda Guerra Mondiale, allorché si avvicinarono i pericoli delle incursioni aeree, il Seminario Regionale, situato in una zona molto rischiosa perché vicina alla stazione ferroviaria, fu chiuso nel giugno del 1943. La bufera immane della guerra, con gli odi e le vendette successive e conseguenti, si portò via anche diversi giovani sacerdoti, ex alunni del Regionale, i quali per il gregge loro affidato sacrificarono la vita, barbaramente uccisi da uomini avvinti da ideologie inumane e distruttive della dignità dell’uomo.

La S. Sede, pensò di avvalersi dell’area a sud di villa Revedin già acquistata nel 1928, per la costruzione della nuova sede del seminario. Adagiato sulla collina di Barbino come un moderno eremo, l’edificio sorge a ridosso dell’ospedale ortopedico Rizzoli, da cui venne acquisito all’inizio degli anni Ottanta. La prima pietra fu posata e benedetta dal Card. Lercaro alla presenza del futuro Card. Staffa, il venerdì 8 dicembre 1961, Solennità dell’Immacolata Concezione. Il trasferimento dei seminaristi al nuovo seminario accadde nelle vacanze pasquali del 1965. Dopo 46 anni la seconda sede del Regionale fu costruita di nuovo vicino al Seminario Arcivescovile Diocesano, in via di Barbiano 1/X, nel territorio della parrocchia urbana di S. Maria della Misericordia.
L’organizzazione planimetrica è impostata su un impianto a ferro di cavallo, sviluppato intorno ad un corpo principale e si articola su tre livelli seguendo l’altimetria della collina: un piano interrato, uno intermedio ad altezza di 1,66 metri da terra e un piano superiore ad altezza di 4,60 metri. Al piano interrato trovano collocazione i locali di servizio: sotto l’ala sinistra, la centrale termica, sotto l’ala destra, la mensa, le cucina e le dispense, affacciate sulla città e su uno spazio a verde trattato come un “hortus conclusus”, evocando i tradizionali spazi all’aperto dei complessi monastici. L’edificio mostra alcune ispirazioni lecorbuseriane e brutaliste, visibili nella contrapposizione volumetrica delle ali laterali ancorate alla collina, nella finitura grezza dell’intonaco, nella sezione della copertura, con le terminazioni degli spioventi risvoltati a corno, a sottolineare nuove valenze plastiche offerte dalle costruzioni in cemento armato.
La struttura intelaiata si legge nei prospetti laterali in cui viene evidenziata dalla maglia lasciata grezza, e nelle facciate longitudinali, in particolare, nella trave a vista che funge da marcapiano che rende evidente la separazione tra il piano intermedio e il piano superiore a doppio volume.
Le finestre sono trattate come scavi nel volume e fanno risaltare lo spessore e la consistenza materica dell’intonaco. In corrispondenza di ciascuna finestra del blocco dei piani superiori, una fenditura in corrispondenza della mezzeria, taglia il piano a tutt’altezza, caratterizzando fortemente l’aspetto figurativo dei fronti.
Le aperture del piano superiore sono allineate su uno stesso asse che segna il prospetto come un’incisione nella parete e segue una disposizione secondo un modulo sfalsato rispetto a quelle del piano intermedio.
La mancanza di aggetti impedisce l’affaccio all’esterno, isolando l’interno e mantenendone la caratteristica di luogo di concentrazione individuale. La stessa collocazione della chiesa mantiene una posizione baricentrica rispetto alla composizione in pianta ma risulta nascosta alla vista, quasi incavata nella collina, con scarsi spazi di relazione con i percorsi delle restanti.


fonte: in parte tratto da: Matteo Sintini, Margherita Merendino - Mibact - Architetture del secondo '900