piazza Giovanni XXIII
Anzola dell'Emilia (BO)
Furono queste le premesse che spinsero il comune d’Anzola ad invitare l’architetto Italo Rota nel 1998 a presentare una proposta per il riutilizzo di una struttura scolastica degli anni 20 destinata ad ospitare la nuova biblioteca civica. Il progetto, pur non avendo vincoli di mantenimento della struttura esistente, si indirizzò verso un intervento diversificato; una struttura interna nuova a nord ottenuta per scavo del volume esistente e un restauro conservativo per la restante parte dell’edificio.
Forse non è un caso che lo Studio Italo Rota & partners negli ultimi anni si sia confrontato più volte con il tema della biblioteca, alla mediateca di Anzola bisogna aggiungere infatti l’intervento per la biblioteca di San Sisto a Perugia, lavoro svolto praticamente in contemporanea a quello emiliano, e la più recente ristrutturazione dell’archivio storico dell’Assemblea della Regione Sicilia. Italo Rota, infatti, possiede una delle più importanti collezioni di libri di architettura del novecento; oggetti che sono stati esposti in una mostra nel 1991 a Lugano. Più di 60.000 mila tra volumi e riviste che costituiscono un personale laboratorio di studio e di progettazione, e questa passione si ripercuote in maniera concreta nel modo di progettare; come fa notare Mario Lupano, questa raccolta, rapportandola alla personalità di Italo Rota, dovrebbe interessare non tanto come risultato di sommatoria di preziosi documenti ma come processo di costituzione e modificazione. In fondo secondo Lupano, Il collezionista Italo Rota, grazie all’utilizzo di questo strumento, assume l’aspetto del bricoleur; sotto le sue mani il libro rappresenta il luogo del passato, carico di significati che può agire nel presente e ipotizzare il futuro. Il riferimento diventa lo strumento per creare nelle sue opere rapporti raffinati, accostamenti spiazzanti, inquinare situazioni acclarate.
Lo spazio interno della nuova biblioteca di Anzola si sviluppa intorno ad un vuoto continuo a tutta altezza, sul quale si affacciano volumi e passaggi disposti su cinque livelli. L’utente una volta entrato penetra nello spazio, inizia a percorrerne il vuoto nei bordi frastagliati, secondo necessità individuali, affacciandosi su di esso di volta in volta da punti di vista sempre diversi, in un’ascesa costante senza soluzione di continuità. Ogni livello si differenzia per funzione e destinazione pur mantenendo costanti le tipologie di spazio utilizzate: spazi più aperti, pubblici per la socializzazione nei luoghi adibiti alle scaffalature e nel vuoto principale o più raccolti, privati e intimi nei salottini pensati come angoli per la lettura che, grazie ad un attento uso dell’arredo, risultano simili ad ambienti domestici. Si innescano in questo modo efficaci successioni e contaminazioni spaziali, formali e d’atmosfera. Tutto il vuoto è illuminato da una grande vetrata sul lato nord e la luce filtrata viene diffusa all’interno attraverso un gioco di riflessioni manipolate per mezzo di vetri colorati.
fonte: https://massimilianogottip.wordpress.com/2017/01/31/titolo-dellarticolo-sul-blog-2/