Teatro di Villa Massari Mazzoni
Teatri storici in Emilia-Romagna, a cura di S. M. Bondoni, Bologna 1982, p. 228;
Le stagioni del teatro. Le sedi storiche dello spettacolo in Emilia-Romagna, a cura di L. Bortolotti, Bologna 1995, p. 250.
Strada Provinciale 29, 103
loc. Voghenza
Voghiera (FE)
Questo teatrino, posto all’interno di una delle due strutture laterali della settecentesca Villa Massari Mazzoni (in precedenza Massari Ricasoli), trova la sua ragione d’essere nel legame coniugale che il duca Galeazzo Massari Zavaglia, al tempo proprietario dell’intero complesso, e la cantante lirica Maria Waldmann stringono nel 1877.
La Waldmann, nata a Vienna nel 1845, si affermò interpretando rilevanti ruoli di mezzosoprano nel repertorio lirico italiano. Fu amica di Teresa Stolz che affiancò sia nel Don Carlo che nella première europea di Aida, interpretando il ruolo di Amneris e in successive rappresentazioni. Fu molto apprezzata da Giuseppe Verdi cui la cantante rimase legata da una profonda amicizia, documentata da un fitto scambio epistolare continuato anche dopo il suo matrimonio con il duca ferrarese e il conseguente ritiro dalle scene a soli trentun anni.
Galeazzo Massari fece realizzare il teatrino di Voghenza in onore della celebre moglie subito dopo le nozze, la quale avrebbe potuto qui tenere concerti per familiari e amici.
La sala, collocata come si è detto a piano terra di uno dei due edifici di servizio che affiancano la villa padronale, è a pianta rettangolare e ne sfrutta l’intera volumetria. Esternamente l’edificio mantiene le caratteristiche della costruzione gemella (entrambe con le facciate ornate da una statua centrale posta in nicchia con sovrastante edicola finestrata), mentre all’interno l’ambiente è suddiviso in area palcoscenico, completamente priva di attrezzature, e la platea quadrangolare interamente decorata. Le pareti laterali presentano ognuna tre specchiature dipinte a vivaci colori (azzurro e rosso pompeiano) intervallate da finte lesene, a sinistra dell’entrata sono di contorno alle finestre e si contrappongono simmetricamente a quelle della parete frontale, al cui interno sono dipinte delle figure femminili danzanti. L’arcoscenico, semplice e lineare, propone una sovrastante decorazione con putti e maschere a monocromo, è fronteggiato da una doppia scala che crea una nicchia sull’entrata e conduce a un piccolo palco sovrastante, anch’esso decorato da specchiature e da stemma centrale.
Particolarmente elaborato e celebrativo è infine il soffitto. Al centro è raffigurata Maria Waldmann, vestita secondo la moda del tempo, intenta a cantare nel ruolo di Amneris, come specifica un cartiglio, è affiancata dal dio Apollo che la incorona, poco discosto sta un putto intento a suonare l’arpa, altri putti sorreggono festoni intrecciati a cartigli che riportano i titoli delle più celebri interpretazioni della cantante. La decorazione è completata da quattro tondi posti agli angoli con i ritratti dei celebri compositori Mayerbeer, Donizetti, Verdi e Rossini.
L’intervento di restauro pittorico del teatro, condotto tra il 1998 e il 2008 da Enrica Bernasconi di Milano, ha recuperato completamente una situazione conservativa piuttosto compromessa. L’intervento è stato completato con un adeguato impianto di illuminazione e il montaggio di un sipario in velluto rosso che delimita la parte destinata al palcoscenico. Sull’esterno è intervenuta la ditta Sorpilli.
Il pregevole complesso architettonico, costituito da un’elegante villa bifronte affiancata da due armoniosi edifici di servizio in uno dei quali nella seconda metà dell’800 trova appunto sede il teatrino, nasce come residenza estiva vescovile voluta dal Legato Pontificio Tommaso Ruffo di Bagnara. Il progetto va ascritto all’architetto romano Tommaso Mattei (1652-1726) che, all’apice della carriera viene incaricato dal cardinale Ruffo dell’imponente opera di ristrutturazione e di rimodernamento della sede vescovile di Ferrara, alla cui conduzione Ruffo era stato designato da Clemente XI nel maggio del 1717. Gli interventi di Mattei, avviati nel 1718, si concludono nel 1725 a pochi mesi dalla sua morte. La residenza estiva di Voghenza sarebbe stata compiuta nel 1722. Il sito avrebbe un’origine molto antica testimoniata da una torre medievale inglobata in alcuni edifici di servizio posti a margine del parco e ad una certa distanza dalla villa padronale. L’insieme è inserito in un parco che si estende su una superficie di 22 ettari con oltre 8000 essenze arboree, molte delle quali pregiate e secolari. Il parco era anticamente un'isola sul Po.
La famiglia Mazzoni, attuale proprietaria del pregevole complesso, ha provveduto in tempi recenti all’intervento di manutenzione conservativa del parco, al restauro degli esterni e del piano terra della villa e del prezioso teatrino che, a lungo in disuso, può così essere restituito, seppure saltuariamente, all’attività culturale e alla fruizione pubblica. Questo luogo viene utilizzato per eventi privati.
(Lidia Bortolotti)