Convento di San Domenico, sede della Pinacoteca
Francesco Albani e Pianoro, Sant'Antonio da Padova in adorazione del Bambino (1642), tecnica mista su tela, cm 165 x 235
(attribuito a) Raffaello Botticini (1477-1520), Madonna di Misericordia, tempera grassa su tavola, cm 149 x 146,5
Lavinia Fontana (Bologna,1552-Roma,1614), La Madonna Assunta di Ponte Santo e i Santi Cassiano e Crisologo (1584), olio su tela, cm 252 x 164
Franz Godin, Natura morta con fiori, uccelli morti, fruttiera e piatto con limone (1631), olio su tavola, cm 38,5 x 54
Bartolomeo Cesi (Bologna, 1556-1629), Ritratto di gentiluomo venticinquenne (1585), olio su tela, cm 78 x 63. Porta in alto a sinistra l'iscrizione: Aetatis suae XXV. Attribuito in un primo tempo a Lavinia Fontana e a Ernst de Schayck, fu restituito da Graziani a Bartolomeo Cesi, proponendo una datazione intorno alla metà degli anni '70, mentre Benetati la sposta di un decennio in avanti. Una iscrizione rimossa da un vecchio restauro, identificava il gentiluomo ritratto con Ottaviano Codronchi, ma la morte di questi nel 1525 nella battaglia di Pavia, molto prima dell'esecuzione del ritratto, fa dubitare dell'identificazione.
Ex biblioteca del convento: particolare della decorazione
Secondo chiostro
Loggiato del secondo chiostro
Veduta delle sale della Pinacoteca nell'ex dormitorio dei conversi
Imola

Museo San Domenico

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Orari e Tariffe
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Accessibile
Servizi
Tipologia Collezioni
Storia dell'edificio
Pubblicazioni e Cataloghi
Orsini B. (a cura di), Le lacrime delle ninfe: tesori d'ambra nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Compositori, 2010, p. 287.

Museo del San Domenico, in I musei di qualità della regione Emilia-Romagna 2010-20112, Bologna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010, p. 20.

Collina C. (a cura di), I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna: arti del Novecento e dopo - 2. ed. aggiornata, Bologna, Clueb, 2008.


Museo di San Domenico, in Cantieri culturali: allestimenti, didattica, catalogazione e restauro nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, 2006, p. 29.

Baroncini C., Mazzini L., Orsi O., Pedrini C. (a cura di), Il Museo di San Domenico, Fusignano, 2004.

Tamassia P., Museo del Risorgimento, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, p. 109, n. 52.

AA.VV. (a cura di), Da grande farò l'archeologo. Marta e Tommaso alla scoperta della necropoli di Orto Granara, Ozzano Emilia (Bo) 1999, 32 pp., ill.


Pacciarelli M. (a cura di), Acque, grotte e Dei. 3000 anni di culti preromani in Romagna, Marche e Abruzzo, Fusignano (Ra) 1997, 202 pp. ill. colori

AA.VV. (a cura di), Racconti quasi fantastici di un vecchio esploratore, Fusignano (Ra), 1997, 45 pp., ill.

Imola. Museo del Risorgimento (scheda relativa al Museo del Risorgimento di Imola del censimento dei musei del risorgimento e delle raccolte di interessse risorgimentale in Emilia-Romagna), in Bollettino del museo del Risorgimento , N.1 (1997), P. 96-99.

Pacciarelli M (a cura di), La Collezione Scarabelli 2. Preistoria, Casalecchio di Reno, 1996, 479 pp., ill. colori, tavole.


AA.VV. (a cura di), Schede didattiche del Museo Civico Giuseppe Scarabelli. Le Collezioni, Casalecchio di Reno (Bo), 1996, n. 17 schede, ill.


Pacciarelli M., Vai G.B. (a cura di), La Collezione Scarabelli 1. Geologia, Casalecchio di Reno (Bo), 1995, 407 pp., ill. colori.


AA.VV. (a cura di), Tra le montagne del mare padano, guida alla mostra, Casalecchio di Reno (Bo), 1995, 22 pp., ill.

Pedrini C. (a cura di), La Pinacoteca di Imola, Bologna 1988.

Mancini F., La città di Imola. Il Palazzo dei Musei, Imola, 1966.

Marani M., Il Museo del Risorgimento a Imola, in Rassegna storica del Risorgimento, XXVI, 1939, pp. 845-848.
Via Sacchi, 4
Bologna (BO)
Arte
Arti applicate
Arte moderna (XVI-XIX secolo)
Scultura
Arti dello spettacolo (cinema, danza, musica, lirica, teatro di figura, teatro di prosa)
Le due raccolte sono allestite nel Palazzo Bargellini, nel 1926, con convenzione tuttora vigente, la galleria Davia Bargellini venne accorpata al pian terreno del palazzo insieme ai materiali del Museo Civico d'Arte Industriale, fondato nel 1919 al fine di raccogliere testimonianze dell'artigianato bolognese, allestite dal Soprintendente, conte Francesco Malaguzzi Valeri, sull'esempio dei musei di arte e industria sorti in Europa durante il XIX secolo. Costituite con intenti educativi e come repertorio di modelli per l'artigianato, le raccolte d'arte applicata sono infatti esposte, insieme ai dipinti della galleria, in ragione del loro potere rievocativo di una dimora nobile settecentesca e rivelano, nell'allestimento sostanzialmente originario, i criteri museografici del Malaguzzi Valeri.

Nel 1926, l'Amministrazione Comunale stipulò con l'Opera Pia la convenzione che tuttora regola la coesistenza dei due nuclei museali. I materiali compresi nelle raccolte hanno provenienze diverse. Si tratta in buona parte di acquisti effettuati intorno agli anni Venti sul mercato antiquario, ma anche di depositi delle Opere Pie bolognesi, di lasciti al Comune o di donazioni. Tra i dipinti più rilevanti della galleria si annoverano la celebre 'Madonna dei denti' di Vitale da Bologna (1345), una tavola di Antonio Vivarini, il 'Ritratto di gentildonna' di Prospero Fontana, il 'Ritratto di Virgilio Bargellini' di Bartolomeo Passerotti, i quadri "di stanza" di Marcantonio Franceschini e, ancora, dipinti di Cantarini, Giuseppe Maria e Luigi Crespi, Brill, Magnasco e Felice Torelli.Ad arredare le sale del museo concorrono inoltre opere di scultura bolognese, come il 'Busto di Virgilio Bargellini' di Vincenzo Onofri (sec. XV) e le settecentesche terrecotte di Giuseppe Maria Mazza e Angelo Piò. Rappresentano le arti decorative l'importante cassone Bentivoglio (sec. XV), ceramiche graffite rinascimentali, arredi barocchi, mobili per ebanisteria in miniatura, come il modello di palazzina arredata, cornici finemente intagliate e dorate e una casa di bambola. Si aggiungono al percorso l'imponente berlina di gala del legato Angelelli (fine sec. XVIII) e opere più recenti come il cancello floreale di Giuseppe Da Col e l'insegna novecentesca della bottega di ferri battuti di Sante Mingazzi.
Il museo custodisce un teatrino di marionette settecentesco molto raro e prezioso, nonostante non si tratti di un’opera omogenea. Il teatrino vero e proprio è realizzato in legno e tela dipinta a tempera. Sul frontone è raffigurato lo stemma della famiglia forlivese degli Albicini. Si tratta quindi di un teatrino privato verosimilmente allestito nel palazzo di città o di villeggiatura della famiglia Albicini, nota per la sua passione per la musica.
Il teatrino è corredato da cinque fondali con relativi due ordini di quinte di periodi diversi - dalla seconda metà del Settecento alla metà del secolo successivo - che raffigurano altrettanti ambienti e da altri elementi scenografici. Le parti più antiche del teatrino - l’arco scenico o boccascena e due fondali - sono attribuiti ad allievi e collaboratori di Antonio Bibbiena attivi a Forlì fin dal settimo decennio del Settecento.
Il teatrino è dotato di 74 marionette, 9 cavalli e una scimmia. Le marionette, di fattura veneta e di varie dimensioni, non appartengono tutte alla stessa muta. Sono comunque estremamente raffinate, con abiti in seta preziosamente ricamati. Di straordinaria importanza sono alcune marionette a trasformazione (pagliacci che raddoppiano la loro altezza, dame che si trasformano in nani). Si tratta dell’unico teatrino settecentesco che ha conservato i ferri di manovra delle marionette.



Both museums are housed in Palazzo Bargellini, which was built in 1926. Thanks to an agreement which is still in force, the Davia Bargellini gallery was transferred to the ground floor of the building along with material from the Civic Museum of Industrial Art, which was established in 1919 in order to document Bologna’s artisanal crafts. It was put together by its superintendent, Count Francesco Malaguzzi Valeri, and drew inspiration from 19th century European arts and industry museums. The Museum was established with educational purposes in mind, as well as to serve as a collection of models for artisans. The items on display, and the paintings in the gallery, were chosen because of their ability to re-create an 18th century nobleman’s residence. The exhibitions, which have not changed much over time, reflect Malaguzzi Valeri’s museological criteria.

In 1926, the municipal administration and the Opera Pia religious charity stipulated an agreement which still regulates the co-existence of the two museums. The collections feature material from many sources. Much of it was purchased from antiques markets in the 1920s, but some originates from the deposits of Bologna’s Opera Pia charities, and from donations and endowments to the municipal administration. Some of the gallery’s most famous paintings include Vitale da Bologna’s Madonna dei denti (1345), a painting by Antonio Vivarini, Prospero Fontana’s Portrait of a Lady, Bartolomeo Passerotti’s Portrait of Virgilio Bargellini, di Bartolomeo Passerotti, Marcantonio Franceschini’s chamber paintings, and works by Cantarini, Giuseppe Maria and Luigi Crespi, Brill, Magnasco, and Felice Torelli. Sculptures by local artists further decorate the Museum, and include Vincenzo Onofri’s Bust of Virgilio Bargellini (15th century) and 18th century terracotta sculptures by Giuseppe Maria Mazza and Angelo Piò. Decorative arts are represented by the famous Bentivoglio chest (15th century), Renaissance-era graffita pottery, baroque decorations, miniature furniture for cabinet makers (such as a model of a furnished building), finely-carved and gilded frames, and a dollhouse. The exhibition also features the papal legate Angelelli’s imposing gala carriage (late 18th century) and more recent items such as Giuseppe Da Col’s flower gate and the 20th century insignia from Sante Mingazzi’s wrought iron workshop.

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