Castello Estense




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Ad Alfonso II è riconducibile il decoro del Castello dal cortile al piano nobile. A partire dal 1507 il duca fece ristrutturare la Via Coperta per collocarvi le proprie stanze private, fra cui i celebri “Camerini d'Alabastro”.
Collina C. (a cura di), I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna: arti del Novecento e dopo - 2. ed. aggiornata, Bologna, Clueb, 2008.
Castello Estense, in Cantieri culturali: allestimenti, didattica, catalogazione e restauro nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, 2006, p. 16.
Bassi C. et Alii, I racconti del Castello, Ferrara, EDSAI, 2006.
Borella M., Il Castello estense, Ferrara, Viterbo, BetaGamma, 2005.
Borella M. (a cura di), Il Castello per la città, Milano, Silvana Editoriale, 2004.
Bentini J., Borella M.(a cura di), Il Castello Estense, Viterbo, BetaGamma, 2002.
Museo del Castello, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, pp. 135-136, n. 29.
Bentini J., Spezzaferro L. (a cura di), L’impresa di Alfonso II. Saggi e documenti sulla produzione artistica a Ferrara nel secondo Cinquecento, Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1987.
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Dal 2006, il Castello è anche sede di rappresentanza del progetto Ermitage Italia, frutto di di un accordo tra il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo e la Provincia di Ferrara, finalizzato alla catalogazione delle opere italiane del museo russo, con un’attenzione particolare al patrimonio estense.
Al piano nobile si trova la Sala dell'Aurora, posta all'interno della torre dei Leoni, che fa parte, assieme alla Saletta dei Giochi e alla Sala dei Giochi, degli appartamenti privati e di rappresentanza realizzati dai Duchi a partire dalla seconda metà del XV secolo. Le decorazioni delle sale vennero affidate alla famiglia Filippi (il padre Camillo e i figli Cesare e Sebastiano), coadiuvata da Leonardo da Brescia e Ludovico Settevecchi: sono tutte databili al terzultimo decennio del XVI secolo.
Da ricordare, inoltre, i “Camerini d'Alabastro” destinati alle collezioni ducali che comprendevano dipinti di Tiziano, Dosso Dossi e del Garofalo accorpati secondo un programma iconografico incentrato sul tema del baccanale e alternati alle sculture di Antonio Lombardo.