Artisti, artigiani, architetti, produttori
Bega Melchiorre
architetto
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Nasce a Crevalcore in provincia di Bologna nel 1898 e consegue nel 1916 da privatista la licenza di Professore di disegno architettonico all’Accademia di Belle Arti di Bologna e nel 1919 si iscrive all’Albo degli Architetti della città. Agli esordi il suo impegno, principalmente rivolto verso l’architettura di interni e sostenuto dalla capacità produttiva altamente qualificata della ditta di famiglia guidata da Vittorio Bega, gli fa raggiungere la fama a livello nazionale. Grazie alle numerose commesse della ditta, estende l’attività alle tipologie più varie - allestimenti fieristici, alberghi, ristoranti, caffè - e sviluppa una poetica che diviene coerente espressione di un gusto moderno. Riceve diversi consensi dalla critica e fra le personalità di spicco del momento che hanno contatti con Bega troviamo anche Marcello Piacentini, col quale lavorerà a Roma per il Teatro Reale dell’Opera (1928) e per la Casa madre del Mutilato (1929).
A partire dalla metà degli anni Trenta opera in tutta Italia e anche nelle colonie, stringendo il sodalizio con le industrie Perugina e Motta, per le quali realizzerà moltissimi negozi e padiglioni fieristici. Inoltre dopo la vittoria al concorso per l’arredamento del transatlantico Conte di Savoia, segue una serie di progetti di arredamento delle navi. Sebbene il suo campo operativo si estenda ormai a tutto il territorio nazionale, mantiene i legami più stretti con l’ambiente bolognese, partecipando attivamente al dibattito locale sull’integrazione fra le arti nel confronto tra tradizione e avanguardia. Fautore di una tendenza verso la “nuova architettura”, si impegna con assidua presenza sulla stampa e come membro di giurie di diversi concorsi cittadini.
Dal 1940 al 1945 è Direttore della rivista Domus, su cui approfondisce i temi legati alla figura dell’architetto-artista pubblicando gli interventi di diversi autori bolognesi. Si trasferisce definitivamente a Milano nel dopoguerra, ma continua a tenere i rapporti con la sua regione natale realizzando il nuovo centro balneare a Rimini insieme a Giuseppe Vaccaro (1949), le ville Cerri (1951) e la casa ad appartamenti a Bologna (1952). In questi anni, partecipa ai temi della ricostruzione, inserendo a Piazza Ravegnana a Bologna (1954) un nuovo edificio nel contesto della città storica. Dagli anni Sessanta il suo linguaggio rientra negli schemi figurativi dell’International style, come nel caso della nuova sede Stipel di Milano (1964) e nelle costruzioni verticali: il grattacielo Galfa a Milano (1959), la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966), la torre Sip a Genova (1969). Si ricorda inoltre il contributo alla progettazione per la Fiera di Milano (1969).
G. Gresleri (a cura di), Guida di Bologna, Torino, Allemandi, 2004, pp. 156-159-161.
G. Bernabei , G. Gresleri , S. Zagnoni , Bologna moderna, 1860-1980, Patron, Bologna 1984, pp. 41-65-86-88-103-104-129-149-155-170-173-202-256.
M. Bettazzi, Archivio storico. Sezione di architettura e fondi degli architetti moderni, CLUEB, Bologna 2016, pp.5
G. Gresleri, P. Massaretti (a cura di), Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Marsilio, Venezia 2001, pp.381