Meldola

Castello di Teodorano
Meldola

Castello di Teodorano, su gentile concessione di comuni-italiani.it
SP 8 Meldola-Borello
loc. Teodorano
Meldola (FC)
tel 347/8046228
Sulle colline alle spalle della via Emilia tra Forlì, Forlimpopoli e Cesena, Teodorano è situata poco lontano da Meldola nella valle del Bidente, su un crinale che domina il territorio da oltre 350 metri di altitudine, separando i bacini dei torrenti Voltre e Salso; più a sud le foreste Casentinesi segnano il confine con la Toscana.

Antica via di comunicazione tra la pianura padana e l'area transappenninica colonizzata dai Romani, poi sede del limes fortificato posto a difesa della capitale esarcale Ravenna dai Longobardi, nel secolo VIII la valle del Bidente fu trasferita al papa con la ‘romanìola’ ex-bizantina dai re franchi.

Un possesso della Chiesa di Ravenna
Aspri conflitti avrebbero opposto per secoli papa e imperatore - alimentati anche dalle rivendicazioni dei signori locali - per il controllo di uno snodo strategico tra nord e centro Italia: la valle era infatti considerata la ‘melior via’ per Roma fra le articolazioni appenniniche della Romea Germanica, che dal Brennero e le valli padane giungeva sulla via Emilia all’altezza di Forlì e Forlimpopoli, e da qui si spingeva verso la Toscana aretina passando per Meldola, Galeata e Santa Sofia.
In posizione appartata e impervia rispetto all’itinerario romeo, Teodorano occupava però una posizione strategicamente importante, che consentiva il controllo di ampie parti del territorio. Un castrum, forse di recente edificazione, è qui attestato nel 1063 come possesso della Chiesa ravennate, che al volgere del millennio aveva ottenuto dall'imperatore il riconoscimento delle sue pretese su terre ex esarcali, compresi i vicini castelli di Meldola e Castelnuovo nel plebato di santa Maria. L'appartenenza di Teodorano alla Chiesa di Ravenna sarebbe rimasta pressoché costante nei secoli, nonostante le frequenti contese per il suo possesso.

Fra Due e Trecento: le lotte tra guelfi e ghibellini
Comune autonomo nel 1238 sotto gli auspici dell'arcivescovo ravennate, Teodorano fu occupato per breve tempo a metà secolo dagli eserciti ghibellini in guerra con i guelfi per il controllo della Romagna.
Il castello fu nuovamente attaccato negli anni Trenta e Cinquanta del secolo successivo dai signori di Forlì, i ghibellini Ordelaffi, durante la nuova rivolta antipapale scoppiata dopo il riconoscimento imperiali dei diritti del papa sulla regione alla fine del secolo precedente, che consentì loro di impossessarsi di importanti centri dell’area.
In entrambe le occasioni l'occupazione di Teodorano ebbe però vita breve, la prima volta anche grazie all’intervento dei guelfi da Polenta, signori di Ravenna. La vittoria finale contro i ribelli conseguita nel 1359 dal cardinale Albornoz segnò anche il definitivo ritorno di Teodorano alla chiesa di Ravenna: nel giro di due decenni gli Ordelaffi riappacificati con Roma sarebbero rientrati come vicari papali in buona parte dei loro possedimenti forlivesi, ma senza mai riottenere Meldola e Cesena passate ai Malatesta, e tantomeno Teodorano.

Il Quattrocento: gli 'stranieri' a Teodorano e il progetto del Valentino
Nel corso del Quattrocento il rilancio delle mire espansionistiche delle potenze straniere sulla Romagna confermò la funzione strategica della valle del Bidente, divenuta la cerniera tra i possedimenti della Chiesa e la Romagna ‘fiorentina’ nata di recente a spese soprattutto dei possedimenti forlivesi.
Teodorano venne pesantemente coinvolto in queste contese, pur tornando ogni volta nell'orbita ravennate: conquistato e distrutto dai Fiorentini nel 1424, il castello fu saccheggiato quindici anni dopo dalle truppe viscontee guidate da Niccolò Piccinino, e verso la fine del secolo dai soldati del re di Francia, per essere nuovamente distrutto all’inizio del Cinquecento durante la campagna di conquista lanciata in Romagna da Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro.

Cinque e Seicento: la pax romana e il feudo Manzoli
Esaurito il progetto del Valentino con la morte del suo protettore, la Romagna entrò a far parte integrante dello Stato della Chiesa, cancellando l’ambigua formula del vicariato che aveva sostenuto il dominio dei signori locali.
Nella seconda metà del secolo il più stabile clima politico andò esautorando le finalità militari dirette delle rocche romagnole, rese obsolete anche dal progresso delle tecniche belliche, e che vennero spesso utilizzate per compensare meriti particolari delle famiglie più legate alla Chiesa.
Nel 1551 l'amministratore apostolico della chiesa ravennate Ranuccio Farnese - anch'egli nipote di un papa, Paolo III - assegnava così la contea di Teodorano al suo antico precettore, l'intellettuale e nobile bolognese Alessandro Manzoli. L’investitura - nella forma dell'enfiteusi, contro il versamento di un canone annuo - venne estesa ai discendenti del Manzoli fino alla quarta generazione; nel 1622, alla morte senza eredi diretti del conte Francesco, il feudo tornò perciò alla mensa ravennate.

Otto e Novecento: dal degrado al restauro
Ripristinati i diritti della Chiesa dopo l’effimera conquista napoleonica, il castello venne concesso nel 1822 ai conti Fabbri di Santa Sofia, che dopo l'Unità d'Italia lo rivendettero a un privato. Teodorano rimase comune autonomo anche sotto il nuovo stato unitario, venendo accorpato a Meldola solo nel 1925.
Lo stato di degrado in cui versava il castello venne aggravato prima dai terremoti, specie quello del 1870 che devastò la valle bidentina, poi dal passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale e dal bombardamento alleato del 1944.
Gli interventi di restauro realizzati al volgere del millennio hanno consentito il ripristino delle mura del borgo e, nel 2007, l’apertura della terrazza panoramica situata ai piedi della torre; cinque anni dopo, grazie a un finanziamento GAL e Comune di Meldola, nell’ex edificio delle Poste è stata inaugurata la Casa di Teodorano, punto espositivo e di informazione turistica sul borgo.

VISITA
Una ripida strada stretta tra due vallette conduce con un percorso suggestivo da Meldola al piccolo borgo sul crinale, dominato dalla torre della rocca e in parte ancora racchiuso dalle imponenti mura a pianta triangolare.
Dalla terrazza del castello si ammira un ampio panorama aperto sulla valle del Bidente e le vallette interne, che nelle giornate terse si spinge fino ai massicci del Fumaiolo e del Falterona.
L'esposizione allestita nella Casa di Teodorano, a ridosso della torre, introduce la visita al borgo attraverso l'illustrazione dei caratteri geologici del sito e la presentazione dei principali elementi storici dall’epoca romana all'età contemporanea attraverso foto, documenti e reperti. Una saletta all'interno della torre ospita un plastico che riproduce l'architettura del borgo prima del bombardamento alleato. Interessanti un pozzo a vasi comunicanti del secolo XI e la campana comunale un tempo collocata sulla torre civica, distrutta dai bombardamenti.



Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Bidente e Ronco
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Mànzoli
Bibliografia
SP 8 Meldola-Borello
loc. Teodorano
Meldola (FC)
tel 347/8046228
Sulle colline alle spalle della via Emilia tra Forlì, Forlimpopoli e Cesena, Teodorano è situata poco lontano da Meldola nella valle del Bidente, su un crinale che domina il territorio da oltre 350 metri di altitudine, separando i bacini dei torrenti Voltre e Salso; più a sud le foreste Casentinesi segnano il confine con la Toscana.

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Antica via di comunicazione tra la pianura padana e l'area transappenninica colonizzata dai Romani, poi sede del limes fortificato posto a difesa della capitale esarcale Ravenna dai Longobardi, nel secolo VIII la valle del Bidente fu trasferita al papa con la ‘romanìola’ ex-bizantina dai re franchi.

Un possesso della Chiesa di Ravenna
Aspri conflitti avrebbero opposto per secoli papa e imperatore - alimentati anche dalle rivendicazioni dei signori locali - per il controllo di uno snodo strategico tra nord e centro Italia: la valle era infatti considerata la ‘melior via’ per Roma fra le articolazioni appenniniche della Romea Germanica, che dal Brennero e le valli padane giungeva sulla via Emilia all’altezza di Forlì e Forlimpopoli, e da qui si spingeva verso la Toscana aretina passando per Meldola, Galeata e Santa Sofia.
In posizione appartata e impervia rispetto all’itinerario romeo, Teodorano occupava però una posizione strategicamente importante, che consentiva il controllo di ampie parti del territorio. Un castrum, forse di recente edificazione, è qui attestato nel 1063 come possesso della Chiesa ravennate, che al volgere del millennio aveva ottenuto dall'imperatore il riconoscimento delle sue pretese su terre ex esarcali, compresi i vicini castelli di Meldola e Castelnuovo nel plebato di santa Maria. L'appartenenza di Teodorano alla Chiesa di Ravenna sarebbe rimasta pressoché costante nei secoli, nonostante le frequenti contese per il suo possesso.

Fra Due e Trecento: le lotte tra guelfi e ghibellini
Comune autonomo nel 1238 sotto gli auspici dell'arcivescovo ravennate, Teodorano fu occupato per breve tempo a metà secolo dagli eserciti ghibellini in guerra con i guelfi per il controllo della Romagna.
Il castello fu nuovamente attaccato negli anni Trenta e Cinquanta del secolo successivo dai signori di Forlì, i ghibellini Ordelaffi, durante la nuova rivolta antipapale scoppiata dopo il riconoscimento imperiali dei diritti del papa sulla regione alla fine del secolo precedente, che consentì loro di impossessarsi di importanti centri dell’area.
In entrambe le occasioni l'occupazione di Teodorano ebbe però vita breve, la prima volta anche grazie all’intervento dei guelfi da Polenta, signori di Ravenna. La vittoria finale contro i ribelli conseguita nel 1359 dal cardinale Albornoz segnò anche il definitivo ritorno di Teodorano alla chiesa di Ravenna: nel giro di due decenni gli Ordelaffi riappacificati con Roma sarebbero rientrati come vicari papali in buona parte dei loro possedimenti forlivesi, ma senza mai riottenere Meldola e Cesena passate ai Malatesta, e tantomeno Teodorano.

Il Quattrocento: gli 'stranieri' a Teodorano e il progetto del Valentino
Nel corso del Quattrocento il rilancio delle mire espansionistiche delle potenze straniere sulla Romagna confermò la funzione strategica della valle del Bidente, divenuta la cerniera tra i possedimenti della Chiesa e la Romagna ‘fiorentina’ nata di recente a spese soprattutto dei possedimenti forlivesi.
Teodorano venne pesantemente coinvolto in queste contese, pur tornando ogni volta nell'orbita ravennate: conquistato e distrutto dai Fiorentini nel 1424, il castello fu saccheggiato quindici anni dopo dalle truppe viscontee guidate da Niccolò Piccinino, e verso la fine del secolo dai soldati del re di Francia, per essere nuovamente distrutto all’inizio del Cinquecento durante la campagna di conquista lanciata in Romagna da Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro.

Cinque e Seicento: la pax romana e il feudo Manzoli
Esaurito il progetto del Valentino con la morte del suo protettore, la Romagna entrò a far parte integrante dello Stato della Chiesa, cancellando l’ambigua formula del vicariato che aveva sostenuto il dominio dei signori locali.
Nella seconda metà del secolo il più stabile clima politico andò esautorando le finalità militari dirette delle rocche romagnole, rese obsolete anche dal progresso delle tecniche belliche, e che vennero spesso utilizzate per compensare meriti particolari delle famiglie più legate alla Chiesa.
Nel 1551 l'amministratore apostolico della chiesa ravennate Ranuccio Farnese - anch'egli nipote di un papa, Paolo III - assegnava così la contea di Teodorano al suo antico precettore, l'intellettuale e nobile bolognese Alessandro Manzoli. L’investitura - nella forma dell'enfiteusi, contro il versamento di un canone annuo - venne estesa ai discendenti del Manzoli fino alla quarta generazione; nel 1622, alla morte senza eredi diretti del conte Francesco, il feudo tornò perciò alla mensa ravennate.

Otto e Novecento: dal degrado al restauro
Ripristinati i diritti della Chiesa dopo l’effimera conquista napoleonica, il castello venne concesso nel 1822 ai conti Fabbri di Santa Sofia, che dopo l'Unità d'Italia lo rivendettero a un privato. Teodorano rimase comune autonomo anche sotto il nuovo stato unitario, venendo accorpato a Meldola solo nel 1925.
Lo stato di degrado in cui versava il castello venne aggravato prima dai terremoti, specie quello del 1870 che devastò la valle bidentina, poi dal passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale e dal bombardamento alleato del 1944.
Gli interventi di restauro realizzati al volgere del millennio hanno consentito il ripristino delle mura del borgo e, nel 2007, l’apertura della terrazza panoramica situata ai piedi della torre; cinque anni dopo, grazie a un finanziamento GAL e Comune di Meldola, nell’ex edificio delle Poste è stata inaugurata la Casa di Teodorano, punto espositivo e di informazione turistica sul borgo.

VISITA
Una ripida strada stretta tra due vallette conduce con un percorso suggestivo da Meldola al piccolo borgo sul crinale, dominato dalla torre della rocca e in parte ancora racchiuso dalle imponenti mura a pianta triangolare.
Dalla terrazza del castello si ammira un ampio panorama aperto sulla valle del Bidente e le vallette interne, che nelle giornate terse si spinge fino ai massicci del Fumaiolo e del Falterona.
L'esposizione allestita nella Casa di Teodorano, a ridosso della torre, introduce la visita al borgo attraverso l'illustrazione dei caratteri geologici del sito e la presentazione dei principali elementi storici dall’epoca romana all'età contemporanea attraverso foto, documenti e reperti. Una saletta all'interno della torre ospita un plastico che riproduce l'architettura del borgo prima del bombardamento alleato. Interessanti un pozzo a vasi comunicanti del secolo XI e la campana comunale un tempo collocata sulla torre civica, distrutta dai bombardamenti.



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