Gatteo

Castello Malatestiano
Gatteo

Castello di Gatteo, veduta lato esterno mura dal fossone
piazza Castello
Gatteo (FC)
tel 0541 935580
Nella Romagna sud-orientale, Gatteo è situata fra Cesena e Rimini, nel breve spazio incuneato tra il litorale adriatico e la via Emilia, a poca distanza dalle prime colline dell'appennino tosco-romagnolo.

In un'area di antico insediamento, il sito fu fondato dai Romani nell'ambito della centuriazione cesenate, forse come presidio militare del Compitum, importante stazione itineraria all'incrocio tra la via Emilia e la strada sarsinate che qui si innestava sulla vicina costiera Popilia, direttrice adriatica tra Rimini, Ravenna e Adria-Aquileia.

Tra Ravenna...
Trasferita nell’VIII secolo al papa con la ‘romanìola’ ex-bizantina dai re franchi, l’area vide in seguito consolidarsi l’influenza della potente Chiesa di Ravenna. La sua azione, con quella di monasteri e abbazie, consentì dal IX secolo circa la bonifica di spazi da tempo incolti e invasi da boscaglie e paludi, punteggiati di affioramenti coltivabili. Divenute in parte impraticabili la Popilia e la più arretrata via del Confine, le comunicazioni lungo la costa e con la via Emilia vennero allora garantite da una bretella interna passante per il fondo di Gatteo, che si è ipotizzato fosse fortificato già nel secolo XI.

...e Rimini: il dominio Malatesta
Dal secolo successivo iniziarono i tentativi del comune riminese di garantirsi il controllo del contado a spese della Chiesa ravennate e di quella cittadina, autonoma dalla prima, sfociati nel patto di dedizione alla città sottoscritto nel 1233 da Gatteo insieme a Savignano, Verucchio, Longiano e altri castelli dell'area.
Nel corso del Duecento tra Savignano, San Mauro e Gatteo venne crescendo anche l'influenza dei Malatesta, influente famiglia riminese protagonista delle lotte fazionarie in città. Qui radicati da tempo, i loro possessi furono ampliati da acquisti e concessioni dei vescovi ravennati, nonché dal matrimonio di Malatesta da Verrucchio, promotore dell'ascesa e della svolta guelfa del casato, con l’erede di un’importante famiglia cittadina, che consentì l’annessione al patrimonio familiare di estese proprietà nella zona.
Il potere malatestiano trovò consolidamento a fine secolo – dopo il definitivo riconoscimento imperiale, nel 1278, dei diritti papali sulla Romagna - con la signoria di fatto del ‘Mastin vecchio’. Nel corso del secolo successivo i Malatesta fortificarono e ampliarono la struttura difensiva di Gatteo, dando vita al complesso formato dal castello – posto con la chiesa di san Lorenzo all’interno di un recinto murato circondato da un fossato e dotato di una torre principale e torrioni angolari - con il suo borgo.

Il vicariato di Santarcangelo
Nel 1358 il papa sottrasse però alla giurisdizione riminese, con altri, i castelli di Gatteo e Savignano e la villa di San Mauro annettendoli al vicariato di Santarcangelo, che creava attorno a Rimini una fascia di contenimento dall’appennino alla pianura, allo scopo di contrastare l’aggressivo potere malatestiano. Nella prima metà del secolo i fratelli Malatesta ‘Guastafamiglia‘ e Pandolfo - approfittando della rivolta antipapale guidata dai casati di Forlì e Faenza - avevano infatti tentato di affermare a spese della Chiesa il proprio dominio sulla Marca, manifestando anche le loro mire sul Cesenate. La nascita del nuovo organismo seguiva peraltro di soli tre anni la concessione ai due fratelli del vicariato apostolico di Rimini e di alcune città marchigiane a seguito del loro rientro nell'orbita pontificia.
Sconfitti i ribelli nel 1359 anche grazie al loro aiuto, fin dagli anni Settanta i Malatesta – che a fine decennio avrebbero consolidato con il vicariato cesenate la loro espansione a nordovest - poterono esercitare la propria influenza sul vicariato santarcangiolese, ottenendone la concessione nel 1391 dietro il pagamento di un censo annuo. Il vicariato sarebbe rimasto sotto il loro dominio fino al 1462, quando nuovi contrasti con il papa li costrinsero a cedere prima i domini dell’ambito riminese, con l’eccezione della capitale, poi quelli cesenati.

Un feudo per i Guidi di Bagno
Tornata alla Chiesa, nella seconda metà del Quattrocento Gatteo fu data in feudo ai Guidi di Bagno, un ramo del casato palatino, un tempo potentissimo, che dall’appennino tosco-romagnolo si era esteso in Toscana, Emilia e nella stessa Romagna facendo leva sul favore imperiale, e aveva poi perso la propria influenza all’epoca delle signorie e della repubblica fiorentina. Trasferitosi a Mantova, questo ramo famigliare era stato risollevato dalle gesta di Gianfrancesco, condottiero al servizio dei Gonzaga e del papa, che a partire dal 1464 gli concesse in feudo Montebello e altri castelli nel Montefeltro per le campagne da lui condotte proprio contro i Malatesta.
A inizio Cinquecento Gatteo entrò per breve tempo a far parte dell’effimero Ducato di Romagna con capitale Cesena, creato dal papa per il figlio Cesare Borgia, che in pochi anni aveva occupato il territorio tra Imola e Rimini facendone un proprio stato personale. L’imprendibile Rimini era stata ceduta per denaro dall’indebitato Pandolfo Malatesta al Valentino, e dopo la sua caduta a Venezia, potenza emergente della Romagna orientale, aprendo così la strada all'occupazione da parte della Serenissima anche di Gatteo.
Recuperati definitivamente i territori romagnoli dopo la sconfitta della Serenissima a Agnadello, il nuovo papa Giulio II li annesse direttamente nella compagine statale, istituendovi un governo legatizio dipendente da Roma che cancellava il sistema dei vicariati signorili, mentre singoli feudi venivano concessi a famiglie di provata fedeltà. Gatteo tornava così ai Guidi di Bagno, e nel 1530 il figlio di Gianfrancesco, Niccolò - che otto anni prima aveva contrastato un estremo tentativo dei Malatesta di rientrare a Rimini - riceveva nuovamente il feudo, insieme a quello di Montescudo, aggiungendoli ai possessi montefeltrini, a compenso delle paghe arretrate.
Il casato tenne Gatteo fino al 1656, quando il feudo tornò alla Chiesa; alla loro predilezione per Gatteo si deve l’edificazione a fine Cinquecento della chiesa della Madonna del Popolo, dove vennero collocate le sepolture famigliari, e la riorganizzazione amministrativa del territorio comunale nel secolo successivo.

Nuove funzioni per il castello
Il più stabile clima politico affermatosi nei territori papali e le innovazioni intervenute nelle tecniche belliche spogliarono progressivamente delle loro funzioni militari le ormai obsolete fortificazioni romagnole. Riconvertito a funzioni civiche e residenziali - ma utilizzato anche come prigione - il castello di Gatteo venne così sottoposto a ripetuti interventi: in particolare tra Sei e Settecento la torre di guardia all'accesso fu elevata per ospitare l’orologio civico, mentre le mura venivano ribassate, il fossato colmato e il ponte levatoio sostituito da uno ad arco in muratura.
Nella prima metà dell’Ottocento venne abbattuta la chiesa parrocchiale di San Lorenzo che si trovava all’interno del recinto, poi il suo campanile, e il castello, da tempo disabitato, fu messo in vendita. A fine secolo l’antico complesso difensivo, divenuto il centro della vita della comunità, ospitava il teatro Goldoni, poi dedicato all’attrice riminese Teresa Franchini, decorato con affreschi celebrativi del passaggio di Garibaldi a Gatteo, e la famosa osteria del ‘gatton’, attiva fino al 1936 soprattutto in occasione delle fiere che si tenevano negli spazi esterni.
Il progressivo degrado delle strutture fu aggravato dagli eventi bellici; nel dopoguerra la torre di sud est, già usata come prigione, fu completamente ricostruita insieme al lato frontale delle mura, mentre il teatro veniva abbattuto insieme a diverse strutture utilizzate come abitazioni, che sorgevano agganciate al torrione all’interno del recinto. Un importante intervento pluriennale di recupero promosso dal Comune e concluso nel 2007 ha consentito il restauro conservativo di parte delle mura, della torre civica e di una delle torri angolari; un tratto del camminamento sopraelevato è oggi aperto al pubblico in occasione di iniziative culturali e di valorizzazione.

VISITA
Unico esempio di castello di pianura del Riminese, l’edificio a pianta quasi quadrangolare ha mantenuto della struttura originale la traccia del fossato, i due torrioni angolari e il lato orientale delle mura; qui si trova l’accesso al castello sormontato dalla torre, alla cui base sono visibili le strutture di scorrimento dell’antico ponte levatoio, sostituito da quello attuale in muratura. La parte restante della cinta - in gran parte ribassata - è stata invece ricostruita interamente sul lato frontale, come il terzo torrione. Gli ambienti interni non hanno conservato elementi di rilievo.



Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Rubicone,
via Popilia,
via Sarsinate
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malatesta,
Vicariato di Santarcangelo,
Guidi di Bagno
Bibliografia
piazza Castello
Gatteo (FC)
tel 0541 935580
Nella Romagna sud-orientale, Gatteo è situata fra Cesena e Rimini, nel breve spazio incuneato tra il litorale adriatico e la via Emilia, a poca distanza dalle prime colline dell'appennino tosco-romagnolo.

.
In un'area di antico insediamento, il sito fu fondato dai Romani nell'ambito della centuriazione cesenate, forse come presidio militare del Compitum, importante stazione itineraria all'incrocio tra la via Emilia e la strada sarsinate che qui si innestava sulla vicina costiera Popilia, direttrice adriatica tra Rimini, Ravenna e Adria-Aquileia.

Tra Ravenna...
Trasferita nell’VIII secolo al papa con la ‘romanìola’ ex-bizantina dai re franchi, l’area vide in seguito consolidarsi l’influenza della potente Chiesa di Ravenna. La sua azione, con quella di monasteri e abbazie, consentì dal IX secolo circa la bonifica di spazi da tempo incolti e invasi da boscaglie e paludi, punteggiati di affioramenti coltivabili. Divenute in parte impraticabili la Popilia e la più arretrata via del Confine, le comunicazioni lungo la costa e con la via Emilia vennero allora garantite da una bretella interna passante per il fondo di Gatteo, che si è ipotizzato fosse fortificato già nel secolo XI.

...e Rimini: il dominio Malatesta
Dal secolo successivo iniziarono i tentativi del comune riminese di garantirsi il controllo del contado a spese della Chiesa ravennate e di quella cittadina, autonoma dalla prima, sfociati nel patto di dedizione alla città sottoscritto nel 1233 da Gatteo insieme a Savignano, Verucchio, Longiano e altri castelli dell'area.
Nel corso del Duecento tra Savignano, San Mauro e Gatteo venne crescendo anche l'influenza dei Malatesta, influente famiglia riminese protagonista delle lotte fazionarie in città. Qui radicati da tempo, i loro possessi furono ampliati da acquisti e concessioni dei vescovi ravennati, nonché dal matrimonio di Malatesta da Verrucchio, promotore dell'ascesa e della svolta guelfa del casato, con l’erede di un’importante famiglia cittadina, che consentì l’annessione al patrimonio familiare di estese proprietà nella zona.
Il potere malatestiano trovò consolidamento a fine secolo – dopo il definitivo riconoscimento imperiale, nel 1278, dei diritti papali sulla Romagna - con la signoria di fatto del ‘Mastin vecchio’. Nel corso del secolo successivo i Malatesta fortificarono e ampliarono la struttura difensiva di Gatteo, dando vita al complesso formato dal castello – posto con la chiesa di san Lorenzo all’interno di un recinto murato circondato da un fossato e dotato di una torre principale e torrioni angolari - con il suo borgo.

Il vicariato di Santarcangelo
Nel 1358 il papa sottrasse però alla giurisdizione riminese, con altri, i castelli di Gatteo e Savignano e la villa di San Mauro annettendoli al vicariato di Santarcangelo, che creava attorno a Rimini una fascia di contenimento dall’appennino alla pianura, allo scopo di contrastare l’aggressivo potere malatestiano. Nella prima metà del secolo i fratelli Malatesta ‘Guastafamiglia‘ e Pandolfo - approfittando della rivolta antipapale guidata dai casati di Forlì e Faenza - avevano infatti tentato di affermare a spese della Chiesa il proprio dominio sulla Marca, manifestando anche le loro mire sul Cesenate. La nascita del nuovo organismo seguiva peraltro di soli tre anni la concessione ai due fratelli del vicariato apostolico di Rimini e di alcune città marchigiane a seguito del loro rientro nell'orbita pontificia.
Sconfitti i ribelli nel 1359 anche grazie al loro aiuto, fin dagli anni Settanta i Malatesta – che a fine decennio avrebbero consolidato con il vicariato cesenate la loro espansione a nordovest - poterono esercitare la propria influenza sul vicariato santarcangiolese, ottenendone la concessione nel 1391 dietro il pagamento di un censo annuo. Il vicariato sarebbe rimasto sotto il loro dominio fino al 1462, quando nuovi contrasti con il papa li costrinsero a cedere prima i domini dell’ambito riminese, con l’eccezione della capitale, poi quelli cesenati.

Un feudo per i Guidi di Bagno
Tornata alla Chiesa, nella seconda metà del Quattrocento Gatteo fu data in feudo ai Guidi di Bagno, un ramo del casato palatino, un tempo potentissimo, che dall’appennino tosco-romagnolo si era esteso in Toscana, Emilia e nella stessa Romagna facendo leva sul favore imperiale, e aveva poi perso la propria influenza all’epoca delle signorie e della repubblica fiorentina. Trasferitosi a Mantova, questo ramo famigliare era stato risollevato dalle gesta di Gianfrancesco, condottiero al servizio dei Gonzaga e del papa, che a partire dal 1464 gli concesse in feudo Montebello e altri castelli nel Montefeltro per le campagne da lui condotte proprio contro i Malatesta.
A inizio Cinquecento Gatteo entrò per breve tempo a far parte dell’effimero Ducato di Romagna con capitale Cesena, creato dal papa per il figlio Cesare Borgia, che in pochi anni aveva occupato il territorio tra Imola e Rimini facendone un proprio stato personale. L’imprendibile Rimini era stata ceduta per denaro dall’indebitato Pandolfo Malatesta al Valentino, e dopo la sua caduta a Venezia, potenza emergente della Romagna orientale, aprendo così la strada all'occupazione da parte della Serenissima anche di Gatteo.
Recuperati definitivamente i territori romagnoli dopo la sconfitta della Serenissima a Agnadello, il nuovo papa Giulio II li annesse direttamente nella compagine statale, istituendovi un governo legatizio dipendente da Roma che cancellava il sistema dei vicariati signorili, mentre singoli feudi venivano concessi a famiglie di provata fedeltà. Gatteo tornava così ai Guidi di Bagno, e nel 1530 il figlio di Gianfrancesco, Niccolò - che otto anni prima aveva contrastato un estremo tentativo dei Malatesta di rientrare a Rimini - riceveva nuovamente il feudo, insieme a quello di Montescudo, aggiungendoli ai possessi montefeltrini, a compenso delle paghe arretrate.
Il casato tenne Gatteo fino al 1656, quando il feudo tornò alla Chiesa; alla loro predilezione per Gatteo si deve l’edificazione a fine Cinquecento della chiesa della Madonna del Popolo, dove vennero collocate le sepolture famigliari, e la riorganizzazione amministrativa del territorio comunale nel secolo successivo.

Nuove funzioni per il castello
Il più stabile clima politico affermatosi nei territori papali e le innovazioni intervenute nelle tecniche belliche spogliarono progressivamente delle loro funzioni militari le ormai obsolete fortificazioni romagnole. Riconvertito a funzioni civiche e residenziali - ma utilizzato anche come prigione - il castello di Gatteo venne così sottoposto a ripetuti interventi: in particolare tra Sei e Settecento la torre di guardia all'accesso fu elevata per ospitare l’orologio civico, mentre le mura venivano ribassate, il fossato colmato e il ponte levatoio sostituito da uno ad arco in muratura.
Nella prima metà dell’Ottocento venne abbattuta la chiesa parrocchiale di San Lorenzo che si trovava all’interno del recinto, poi il suo campanile, e il castello, da tempo disabitato, fu messo in vendita. A fine secolo l’antico complesso difensivo, divenuto il centro della vita della comunità, ospitava il teatro Goldoni, poi dedicato all’attrice riminese Teresa Franchini, decorato con affreschi celebrativi del passaggio di Garibaldi a Gatteo, e la famosa osteria del ‘gatton’, attiva fino al 1936 soprattutto in occasione delle fiere che si tenevano negli spazi esterni.
Il progressivo degrado delle strutture fu aggravato dagli eventi bellici; nel dopoguerra la torre di sud est, già usata come prigione, fu completamente ricostruita insieme al lato frontale delle mura, mentre il teatro veniva abbattuto insieme a diverse strutture utilizzate come abitazioni, che sorgevano agganciate al torrione all’interno del recinto. Un importante intervento pluriennale di recupero promosso dal Comune e concluso nel 2007 ha consentito il restauro conservativo di parte delle mura, della torre civica e di una delle torri angolari; un tratto del camminamento sopraelevato è oggi aperto al pubblico in occasione di iniziative culturali e di valorizzazione.

VISITA
Unico esempio di castello di pianura del Riminese, l’edificio a pianta quasi quadrangolare ha mantenuto della struttura originale la traccia del fossato, i due torrioni angolari e il lato orientale delle mura; qui si trova l’accesso al castello sormontato dalla torre, alla cui base sono visibili le strutture di scorrimento dell’antico ponte levatoio, sostituito da quello attuale in muratura. La parte restante della cinta - in gran parte ribassata - è stata invece ricostruita interamente sul lato frontale, come il terzo torrione. Gli ambienti interni non hanno conservato elementi di rilievo.



Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, propri e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.