Voghiera

Delizia Estense o il Belriguardo
Voghiera

Torrione di ingresso alla Reggia di Belriguardo
S.P. 29, 274
loc. Voghenza
Voghiera (FE)
tel 0532 328500; 392 6761945 (museo)
Nell’estesa pianura a sud-est di Ferrara proiettata verso le valli di Comacchio e il mare, Voghenza è situata a metà strada tra il capoluogo e Portomaggiore, in un’area delimitata a est dal Po morto di Primaro e a nord dal canale di Volano.

Il sito fondativo di Ferrara
Già insediamento etrusco lungo la rete d'acqua che collegava l’emporio adriatico di Spina a Felsina, Voghenza fu probabilmente il primo sito occupato nell’area dai Romani, avamposto settentrionale della colonizzazione della pianura padana.
La posizione strategica - lungo (l’allora) ramo principale del Po diretto a nord di Ravenna e a metà strada tra due importanti direttrici viarie, la via Emilia che collegava Piacenza a Rimini e la costiera Popilia Annia che da Rimini giungeva per Ravenna ad Adria e Aquileia – fece di Voghera un centro di grande importanza.
Base amministrativa in età imperiale dei ricchi saltus del delta e snodo commerciale e doganale sul fiume, poi prima sede vescovile della zona, Voghera decadde a partire dal VII secolo, quando le turbolenze politico-militari consigliarono il trasferimento di diocesi e borgo più a nord, là dove sarebbe sorta Ferrara - prima presso la pieve della ‘punta’ San Giorgio alla biforcazione del Po, poi nel castrum bizantino che proteggeva il porto fluviale; il titolo vescovile però rimase, e viene ancor oggi utilizzato per vescovi ausiliarii privi di sede propria.

Una delizia per gli Este
Il prestigio 'antiquario' di Voghenza quale sito fondativo di Ferrara, diffuso negli ambienti umanistici, e la vicinanza alla città influenzarono nel 1435 la sua scelta come sede estiva della corte di Niccolò d’Este, che aveva in quegli anni consolidato la signoria del casato su Ferrara e i possedimenti nella bassa Romagna, oltre Portomaggiore e Argenta.
Detta Belriguardo, la residenza fu la prima edificata extra muros, e rimase sempre la maggiore, delle 'delizie' estensi, sfarzose sedi temporanee del governo e degli svaghi di corte, simbolo e celebrazione della potenza del casato – e al contempo solidi snodi locali della rete di controllo del territorio promossa dagli Este parallelamente al progetto urbanistico ferrarese, quali centri amministrativi delle loro grandi proprietà, base delle operazioni di bonifica e, se necessario, presidi strategico-militari dei loro domini.
Belriguardo venne edificata su un'area quadrata di 40 ettari, destinata per tre quarti a verde e posta all’interno di una vastissima tenuta, proprietà privata della famiglia, che da Portomaggiore si estendeva fino a nord di Ferrara – là dove correva ora il corso principale del Po, deviato dalle disastrose rotte di Ficarolo che nel XII secolo avevano modificato l’intero assetto idrico padano.
Prosciugato quasi completamente l’antico ramo di Primaro, l’accesso a Belriguardo da Ferrara venne garantito da un canale riscavato in un antico alveo fluviale diretto a Portomaggiore e Argenta, che venne integrato nel reticolo di vie d’acqua che connetteva le delizie tra loro e con la capitale.

Vivere in villa
Secondo l’ideologia umanistica del 'vivere in villa', il complesso - frequentato e ammirato dai grandi dell’epoca - fu concepito sul modello vitruviano di villa ‘all’antica’, e poi ampliato dai successori di Nicolò.
Forse edificata su una preesistente torre d’avvistamento sul fiume, la struttura era circondata su tre lati da un fossato alimentato dalle acque del canale d'accesso e aperto su una peschiera che ospitava naumachie e spettacoli acquatici per il diletto della corte.
L’impianto orientato sull’asse dei solstizi d’inverno e d’estate si articolava attorno a due cortili loggiati quadrangolari posti in sequenza e collegati da una fabbrica a due piani, il primo dedicato ai locali amministrativi e di servizio, il secondo alla residenza signorile dove ampi spazi erano riservati ai giochi della 'palla a racchetta' e del pallone. Le sontuose decorazioni degli interni furono affidate ai maggiori artisti di corte quali Cosmé Tura, Girolamo da Carpi, Battista e Dosso Dossi, il Garofalo.
L’edificio principale era integrato da ampie zone verdi con orti, verzieri e vigne e da uno splendido e vastissimo giardino ‘segreto’ all’italiana, con piante esotiche e pregiate, un vivaio per l'itticoltura, labirinti, canali e ponticelli. I giochi d’acqua e le fontane erano alimentati da meccanismi all’avanguardia che grazie a due mulini ad acqua sollevavano l’acqua del fiume e la portavano ai giardini lungo una serie di condutture sotterranee collegate al fossato e alla peschiera. La fotografia aerea ha consentito di individuare il sistema di canali e la struttura dei giardini, oggi scomparsi, in tutto corrispondenti alla pianta cinquecentesca conservata presso l’Archivio di Stato di Modena.

Da reggia a centro agricolo
Nella seconda metà del Cinquecento le politiche estensi di controllo dello spazio padano si condensarono nell’imponente programma di 'grande bonifica' di Alfonso II finalizzato al consolidamento e colonizzazione dell’instabile delta, culminato nel fallito progetto di una nuova città portuale e commerciale alla Mesola, concorrenziale a Venezia. Il conflitto tra gli interessi economici e strategici degli Este, del papa e della Serenissima in questa area condusse a fine secolo alla ‘devoluzione’ forzata di Ferrara, feudo papale, allo Stato della Chiesa, che aveva già recuperato il pieno controllo anche delle terre romagnole.
Ritiratisi nel loro ducato imperiale di Modena e Reggio, gli Este mantennero però in territorio ferrarese diversi beni in proprietà allodiale, liberi da vincoli feudali, compresi i vastissimi e redditizi possedimeni nelle valli di Comacchio, il castello della Mesola, e Belriguardo.
Persa ogni connotazione di rappresentanza, come la Mesola Belriguardo conservò le proprie funzioni economiche in quanto centro gestionale della tenuta agricola. Già nella prima metà del Seicento però parte delle terre era data in affitto e il palazzo appariva pesantemente degradato dall’abbandono e dal riuso in altri edifici dei suoi materiali edili e delle suppellettili. A metà Settecento la tenuta apparteneva al banchiere Giovan Battista Bonanome; un secolo dopo era della ricca famiglia Massari, titolare di importanti proprietà nel Ferrarese e nella Romagna ex-estense, che possedeva anche il palazzo settecentesco sorto nel vasto parco che aveva occupato l’isola fluviale un tempo al centro del Po, tra Voghiera e Voghenza.

Il sistema delle dimore estensi e il recupero di Belriguardo
Negli anni Novanta del Novecento il sistema delle dimore estensi e il suo contesto paesaggistico è stato riconosciuto dall’Unesco come asse di collegamento tra la città rinascimentale e il suo delta padano, eccezionale paesaggio culturale pianificato e in gran parte conservato nell’impianto originario.
Parte integrante del sistema, Belriguardo è stata oggetto di un importante intervento di recupero e valorizzazione promosso dal Comune che ha consentito di recuperare la leggibilità della struttura, estremamente affascinante nonostante le lacune e le modifiche stratificate nel tempo, mentre una piena valorizzazione trova ostacolo nella compresenza tra le parti del complesso di titolarità pubblica aperte alla fruizione e le residenze private, frutto delle vicende che hanno portato alla dispersione della proprietà.

VISITA
Scomparsi il fossato e la peschiera, dal fronte dell’edificio sormontato da una torre centrale, un tempo intonacato e affrescato, si entra nel primo cortile, già sede dei locali amministrative della tenuta e di servizio alla reggia e un tempo dotato di un portico e di un secondo piano oggi scomparsi; ai due lati del cortile si aprivano gli accessi all’orto e al giardino. Oltre l’androne con sei finestre in stile gotico si passa al secondo cortile, dove era la cappella decorata da Cosmé Tura, dedicato ai quartieri residenziali.
Unico ambiente superstite di questa ala è la sala della Vigna, con il magnifico ciclo pittorico attribuito a Girolamo da Carpi in collaborazione con Battista e Dosso Dossi e Benvenuto Tisi da Garofalo. Una pergola coperta di grappoli d’uva bianca e nera riveste illusionisticamente il soffitto, mentre una serie di cariatidi avanza in file serrate lungo le pareti, sorreggendo uno scenografico loggiato aperto su ampi paesaggi; isolata, una delle cariatidi – ai piedi della quale si apre oggi la porta di ingresso aperta nel Settecento per consentire l'utilizzo della sala come magazzino - indica i due lati del ciclo, proponendosi come punto prospettico di osservazione della scena.
Il palazzo ospita il museo civico di Voghiera, istituito nel 2001 a partire da una collezione antiquaria e suddiviso in quattro sezioni: quella rinascimentale, esposta nella sala della Vigna, presenta ceramiche e materiali di XV-XVI secolo in parte rinvenuti in una fossa da butto del giardino e una riproduzione in scala della reggia e dei suoi giardini realizzata dal locale museo del Modellismo Storico.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

delta e valle Po
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Este,
Massari
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Le Delizie estensi,
Il Castello-Villa rustica
S.P. 29, 274
loc. Voghenza
Voghiera (FE)
tel 0532 328500; 392 6761945 (museo)
Nell’estesa pianura a sud-est di Ferrara proiettata verso le valli di Comacchio e il mare, Voghenza è situata a metà strada tra il capoluogo e Portomaggiore, in un’area delimitata a est dal Po morto di Primaro e a nord dal canale di Volano.

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Il sito fondativo di Ferrara
Già insediamento etrusco lungo la rete d'acqua che collegava l’emporio adriatico di Spina a Felsina, Voghenza fu probabilmente il primo sito occupato nell’area dai Romani, avamposto settentrionale della colonizzazione della pianura padana.
La posizione strategica - lungo (l’allora) ramo principale del Po diretto a nord di Ravenna e a metà strada tra due importanti direttrici viarie, la via Emilia che collegava Piacenza a Rimini e la costiera Popilia Annia che da Rimini giungeva per Ravenna ad Adria e Aquileia – fece di Voghera un centro di grande importanza.
Base amministrativa in età imperiale dei ricchi saltus del delta e snodo commerciale e doganale sul fiume, poi prima sede vescovile della zona, Voghera decadde a partire dal VII secolo, quando le turbolenze politico-militari consigliarono il trasferimento di diocesi e borgo più a nord, là dove sarebbe sorta Ferrara - prima presso la pieve della ‘punta’ San Giorgio alla biforcazione del Po, poi nel castrum bizantino che proteggeva il porto fluviale; il titolo vescovile però rimase, e viene ancor oggi utilizzato per vescovi ausiliarii privi di sede propria.

Una delizia per gli Este
Il prestigio 'antiquario' di Voghenza quale sito fondativo di Ferrara, diffuso negli ambienti umanistici, e la vicinanza alla città influenzarono nel 1435 la sua scelta come sede estiva della corte di Niccolò d’Este, che aveva in quegli anni consolidato la signoria del casato su Ferrara e i possedimenti nella bassa Romagna, oltre Portomaggiore e Argenta.
Detta Belriguardo, la residenza fu la prima edificata extra muros, e rimase sempre la maggiore, delle 'delizie' estensi, sfarzose sedi temporanee del governo e degli svaghi di corte, simbolo e celebrazione della potenza del casato – e al contempo solidi snodi locali della rete di controllo del territorio promossa dagli Este parallelamente al progetto urbanistico ferrarese, quali centri amministrativi delle loro grandi proprietà, base delle operazioni di bonifica e, se necessario, presidi strategico-militari dei loro domini.
Belriguardo venne edificata su un'area quadrata di 40 ettari, destinata per tre quarti a verde e posta all’interno di una vastissima tenuta, proprietà privata della famiglia, che da Portomaggiore si estendeva fino a nord di Ferrara – là dove correva ora il corso principale del Po, deviato dalle disastrose rotte di Ficarolo che nel XII secolo avevano modificato l’intero assetto idrico padano.
Prosciugato quasi completamente l’antico ramo di Primaro, l’accesso a Belriguardo da Ferrara venne garantito da un canale riscavato in un antico alveo fluviale diretto a Portomaggiore e Argenta, che venne integrato nel reticolo di vie d’acqua che connetteva le delizie tra loro e con la capitale.

Vivere in villa
Secondo l’ideologia umanistica del 'vivere in villa', il complesso - frequentato e ammirato dai grandi dell’epoca - fu concepito sul modello vitruviano di villa ‘all’antica’, e poi ampliato dai successori di Nicolò.
Forse edificata su una preesistente torre d’avvistamento sul fiume, la struttura era circondata su tre lati da un fossato alimentato dalle acque del canale d'accesso e aperto su una peschiera che ospitava naumachie e spettacoli acquatici per il diletto della corte.
L’impianto orientato sull’asse dei solstizi d’inverno e d’estate si articolava attorno a due cortili loggiati quadrangolari posti in sequenza e collegati da una fabbrica a due piani, il primo dedicato ai locali amministrativi e di servizio, il secondo alla residenza signorile dove ampi spazi erano riservati ai giochi della 'palla a racchetta' e del pallone. Le sontuose decorazioni degli interni furono affidate ai maggiori artisti di corte quali Cosmé Tura, Girolamo da Carpi, Battista e Dosso Dossi, il Garofalo.
L’edificio principale era integrato da ampie zone verdi con orti, verzieri e vigne e da uno splendido e vastissimo giardino ‘segreto’ all’italiana, con piante esotiche e pregiate, un vivaio per l'itticoltura, labirinti, canali e ponticelli. I giochi d’acqua e le fontane erano alimentati da meccanismi all’avanguardia che grazie a due mulini ad acqua sollevavano l’acqua del fiume e la portavano ai giardini lungo una serie di condutture sotterranee collegate al fossato e alla peschiera. La fotografia aerea ha consentito di individuare il sistema di canali e la struttura dei giardini, oggi scomparsi, in tutto corrispondenti alla pianta cinquecentesca conservata presso l’Archivio di Stato di Modena.

Da reggia a centro agricolo
Nella seconda metà del Cinquecento le politiche estensi di controllo dello spazio padano si condensarono nell’imponente programma di 'grande bonifica' di Alfonso II finalizzato al consolidamento e colonizzazione dell’instabile delta, culminato nel fallito progetto di una nuova città portuale e commerciale alla Mesola, concorrenziale a Venezia. Il conflitto tra gli interessi economici e strategici degli Este, del papa e della Serenissima in questa area condusse a fine secolo alla ‘devoluzione’ forzata di Ferrara, feudo papale, allo Stato della Chiesa, che aveva già recuperato il pieno controllo anche delle terre romagnole.
Ritiratisi nel loro ducato imperiale di Modena e Reggio, gli Este mantennero però in territorio ferrarese diversi beni in proprietà allodiale, liberi da vincoli feudali, compresi i vastissimi e redditizi possedimeni nelle valli di Comacchio, il castello della Mesola, e Belriguardo.
Persa ogni connotazione di rappresentanza, come la Mesola Belriguardo conservò le proprie funzioni economiche in quanto centro gestionale della tenuta agricola. Già nella prima metà del Seicento però parte delle terre era data in affitto e il palazzo appariva pesantemente degradato dall’abbandono e dal riuso in altri edifici dei suoi materiali edili e delle suppellettili. A metà Settecento la tenuta apparteneva al banchiere Giovan Battista Bonanome; un secolo dopo era della ricca famiglia Massari, titolare di importanti proprietà nel Ferrarese e nella Romagna ex-estense, che possedeva anche il palazzo settecentesco sorto nel vasto parco che aveva occupato l’isola fluviale un tempo al centro del Po, tra Voghiera e Voghenza.

Il sistema delle dimore estensi e il recupero di Belriguardo
Negli anni Novanta del Novecento il sistema delle dimore estensi e il suo contesto paesaggistico è stato riconosciuto dall’Unesco come asse di collegamento tra la città rinascimentale e il suo delta padano, eccezionale paesaggio culturale pianificato e in gran parte conservato nell’impianto originario.
Parte integrante del sistema, Belriguardo è stata oggetto di un importante intervento di recupero e valorizzazione promosso dal Comune che ha consentito di recuperare la leggibilità della struttura, estremamente affascinante nonostante le lacune e le modifiche stratificate nel tempo, mentre una piena valorizzazione trova ostacolo nella compresenza tra le parti del complesso di titolarità pubblica aperte alla fruizione e le residenze private, frutto delle vicende che hanno portato alla dispersione della proprietà.

VISITA
Scomparsi il fossato e la peschiera, dal fronte dell’edificio sormontato da una torre centrale, un tempo intonacato e affrescato, si entra nel primo cortile, già sede dei locali amministrative della tenuta e di servizio alla reggia e un tempo dotato di un portico e di un secondo piano oggi scomparsi; ai due lati del cortile si aprivano gli accessi all’orto e al giardino. Oltre l’androne con sei finestre in stile gotico si passa al secondo cortile, dove era la cappella decorata da Cosmé Tura, dedicato ai quartieri residenziali.
Unico ambiente superstite di questa ala è la sala della Vigna, con il magnifico ciclo pittorico attribuito a Girolamo da Carpi in collaborazione con Battista e Dosso Dossi e Benvenuto Tisi da Garofalo. Una pergola coperta di grappoli d’uva bianca e nera riveste illusionisticamente il soffitto, mentre una serie di cariatidi avanza in file serrate lungo le pareti, sorreggendo uno scenografico loggiato aperto su ampi paesaggi; isolata, una delle cariatidi – ai piedi della quale si apre oggi la porta di ingresso aperta nel Settecento per consentire l'utilizzo della sala come magazzino - indica i due lati del ciclo, proponendosi come punto prospettico di osservazione della scena.
Il palazzo ospita il museo civico di Voghiera, istituito nel 2001 a partire da una collezione antiquaria e suddiviso in quattro sezioni: quella rinascimentale, esposta nella sala della Vigna, presenta ceramiche e materiali di XV-XVI secolo in parte rinvenuti in una fossa da butto del giardino e una riproduzione in scala della reggia e dei suoi giardini realizzata dal locale museo del Modellismo Storico.


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