Scandiano

Rocca dei Boiardo
Scandiano

La Torre della Rocca dei Boiardo,
Interno della Rocca dei Boiardo, 1972
piazza Boiardo
Scandiano (RE)
tel 0522 764302/303/273
Nell’alta pianura reggiana che il Secchia separa dal Modenese, Scandiano si stende a ridosso delle prime colline sulla destra del torrente Tresinaro, lungo l’antica pedemontana che da Reggio giunge a Bologna.

Dalla torre dei Malapresa al castello dei Fogliani
La ‘massaricia’ di Scandiano è citata all’inizio del Duecento, con Arceto e altri presidi di pianura, tra i possedimenti del feudo di Gesso, assegnato nel secolo precedente dal vescovo di Reggio ai ghibellini Malapresa. Nel 1262 i loro acerrimi nemici Fogliani - potente famiglia guelfa protagonista delle lotte fazionarie a Reggio e titolare di ampi beni nel territorio – conquistarono la torre di avvistamento eretta a Scandiano dai Malapresa, costruendo nei suoi pressi un castello, pochi anni prima di strappare loro l’intero feudo di Gesso grazie alla parentela con il vescovo di Reggio.
Il castello era dotato di mura rafforzate con sei torri, circondate da profonde fosse dove confluivano le acque del Tresinaro, mentre altri due baluardi difendevano l’accesso a occidente. Il borgo venne popolato trasferendovi le famiglie che risiedevano nel vicino castello di Pratissolo e i guelfi fiorentini scampati alla battaglia di Montaperti.
Fatto di Scandiano il centro dei loro dominii, i Fogliani riuscirono a mantenerlo - con Arceto, Bianello, Carpineti, Sarzano e molti altri - nel corso delle aspre lotte tra i Gonzaga, i Visconti e gli Este per la signoria di Reggio, che nel Trecento videro il casato giocare ancora un ruolo di primo piano con ripetuti cambi di alleanza.

Scandiano estense: i Boiardo
Assunta nel 1409 la signoria di Reggio, gli Este tolsero presto ai Fogliano Scandiano e le sue pertinenze, concedendo al borgo importanti privilegi fiscali e i diritti sulle ‘ville’ vicine. Nel 1423 il feudo scandianese – comprendente Arceto, Gesso e Torricella – venne assegnato con il titolo comitale ai Boiardo, che avevano sostenuto il consolidamento degli Este nel Modenese e nel Reggiano, in cambio della loro rocca di Rubiera, importante per il controllo delle comunicazioni tra queste due aree del nuovo stato estense allargato.
Tra Quattro e Cinquecento i Boiardo fecero di Scandiano la sede di una delle maggiori corti padane, che attrasse grandi artisti e importanti personalità dell’epoca. Ripristinato e fortificato con un nuovo giro di mura l'apparato difensivo del castello - collegato a inizio Cinquecento al Tresinaro dalla nuova contrada Crocetta - la rocca venne trasformata in una sontuosa dimora signorile, ricca di pitture e sculture, che si apriva verso il monte su un grande spazio verde ornato di peschiere e fontane a grottesche, articolato attorno a un lungo stradone di pioppi disposti in prospettiva.
Di particolare rilievo furono gli interventi realizzati nella prima metà del Cinquecento. Nel 1520 venne ultimata la corte d’onore, decorata con scene tratte dall’Orlando Innamorato, celebrata opera di un membro della famiglia, il poeta Matteo Maria che qui era nato, la cui versione definitiva era stata pubblicata venticinque anni prima dalla stamperia di Pellegrino Pasquali, una delle prime in Italia, impiantata all’interno della rocca. Nei primi anni Quaranta due ambienti dell’appartamento comitale furono affrescati con il Convito degli Dei e con scene tratte dall’Eneide dal modenese Nicolò dell'Abate, massimo rappresentante del manierismo emiliano attivo in quegli anni anche a Soragna, Busseto e Sassuolo, all’origine poi della scuola di Fontainebleau.

Barocco a palazzo: dai Thiene agli Este di Montecchio e Scandiano
A seguito dell’estinzione dei Boiardo nel 1560, Scandiano passò pochi anni dopo ai Thiene, con loro imparentati, che nel 1580 ottennero l’elevazione della contea a marchesato e all’inizio del Seicento diedero incarico all’architetto Giovan Battista Aleotti detto l’Argenta di progettare il rinnovamento della rocca con la grande facciata sul lato sud e lo scalone ornato dalle statue in terracotta dei membri della famiglia.
Estinto nel 1623 anche questo casato, dieci anni dopo Scandiano fu dato per breve tempo, in cambio di Gualtieri, ai Bentivoglio, che realizzarono un nuovo torrione, il teatro e probabilmente l’impianto 'a tenaglia' dello scalone.
Nuove decorazioni barocche furono aggiunte agli interni dai marchesi d’Este, un ramo cadetto del casato che aveva ottenuto il feudo nel 1643 con Luigi, già marchese di Montecchio; a loro si devono anche importanti interventi nel borgo, dove a fine secolo furono colmate, a spese della Comunità, le malsane fosse circostanti l'edificio occupandone l'alveo con due nuove contrade.
Passato nel 1750 al nobile genovese Giovan Battista Mari, già governatore della Corsica e poi di Reggio, che lo tenne per quasi trent'anni, Scandiano conobbe una nuova stagione di interventi edilizi e decorativi, continuati anche ad Arceto. Fu allora però, nel 1772, che la rocca subì il distacco degli affreschi del camerino dell’Eneide - e forse di parte di quelli della sala del Paradiso con il Convito - che vennero trasferiti nella Gran Sala del palazzo ducale di Modena, e poi collocati, dopo un incendio che li aveva gravemente danneggiati, alla Galleria estense di quella città.

Tra Otto e Novecento: dal degrado alla valorizzazione
Passata per pochi anni a fine Settecento a un figlio illegittimo del duca di Modena poi alla madre, la rocca dopo l’adesione di Scandiano alla Repubblica reggiana filofrancese divenne bene demaniale ed ebbe nel corso dell’Ottocento varie destinazioni, tra l’altro come sede del municipio e sede estiva dell’Accademia Militare di Modena.
Agli inizi del Novecento i progetti di espansione dell’insediamento oltre la cerchia storica portarono alla demolizione degli apparati difensivi del castello, di alcune porte e di parte delle antiche contrade, al posto delle quali fu realizzata piazza Fiume, mentre la rocca veniva abbandonata a un progressivo degrado.
A partire dal 1983 l'edificio è stato sottoposto dalla competente Soprintendenza a importanti lavori di restauro, che nel 2004 hanno portato all'individuazione nel lato nord della sala del Paradiso, sottoposta a un ampio progetto di studio e recupero a cura dell’Opificio fiorentino delle Pietre Dure.
Dal 2007 la gestione della rocca è stata affidata all'amministrazione comunale che ne ha avviato la valorizzazione, aprendo al pubblico l’edificio, che ospita oggi anche l'Enoteca regionale. Nel 2017 i vasti giardini dei Boiardo, rimasti a lungo in stato di abbandono, sono stati anch’essi aperti alla fruizione dopo lunghi lavori di ristrutturazione e sistemazione.

VISITA
Il vasto complesso della rocca si staglia al centro del borgo storico con la possente torre angolare a picco sul fossato e l’imponente facciata secentesca dell’Argenta.
L’elegante cortile con portico, che conserva un capitello di gusto tardomedievale e tracce delle decorazioni cinquecentesche, dà accesso al cosiddetto appartamento Estense, realizzato nel Cinquecento e modificato nei primi decenni del Settecento con decorazioni e stucchi. Al suo interno si succedono la sala del Camino in stile rococò, quella detta del Drappo dal prezioso lembo di tessuto che circonda la volta del cielo sul soffitto, le sale delle Aquile con i busti degli Este, del Festone, dell’Alcova, decorata con scene di una campagna militare degli Este, e infine quella dei Gigli affrescata con vedute di Scandiano.
Il monumentale scalone barocco che conduce dal cortile al piano superiore, anch’esso progettato dall’Argenta e modificato in seguito con la scalinata 'a tenaglia', è caratterizzato dalle statue in terracotta di membri della famiglia Thiene realizzate nel 1619 dallo scultore genovese Giovan Battista Pontelli.
Nella sala del Paradiso gli interventi di recupero hanno portato alla luce le lunette che racchiudono una serie di paesaggi poggianti su un fregio a disegni vegetali, scandito da mensole antropomorfe in monocromo rosso.
Una porta nel cortile conduce ai sotterranei del castello, un tempo occupati dalle prigioni, dove lo scienziato scandianese Lazzaro Spallanzani avrebbe eseguito molti dei suoi esperimenti.
Nei vasti giardini le antiche mura ripristinate si alternano oggi a nuovi spazi erbosi, con pendii e un terrazzamento sul fossato. A fianco della rocca, piazza Fiume occupa l’area dove erano un tempo le antiche contrade del borgo, demolite a partire dal 1914.
Sulla vicina collina del Ventoso, la Torricella, edificata dai Fogliani e trasformata in dimora estiva dai Boiardo, è secondo la tradizione il luogo dove Matteo Maria avrebbe composto parte del suo poema; ormai diroccata, negli anni Sessanta dell’Ottocento venne restaurata in stile neomedievale dall’architetto Cesare Costa.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Secchia,
via Pedemontana occidentale (Claudia o Pedrosa)
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malapresa,
Fogliani,
Este,
Boiardo,
Bentivoglio,
Este di Montecchio e Scandiano,
Spinola
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo,
Barocco e Rococò
Notizie storiche
Bibliografia
piazza Boiardo
Scandiano (RE)
tel 0522 764302/303/273
Nell’alta pianura reggiana che il Secchia separa dal Modenese, Scandiano si stende a ridosso delle prime colline sulla destra del torrente Tresinaro, lungo l’antica pedemontana che da Reggio giunge a Bologna.

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Dalla torre dei Malapresa al castello dei Fogliani
La ‘massaricia’ di Scandiano è citata all’inizio del Duecento, con Arceto e altri presidi di pianura, tra i possedimenti del feudo di Gesso, assegnato nel secolo precedente dal vescovo di Reggio ai ghibellini Malapresa. Nel 1262 i loro acerrimi nemici Fogliani - potente famiglia guelfa protagonista delle lotte fazionarie a Reggio e titolare di ampi beni nel territorio – conquistarono la torre di avvistamento eretta a Scandiano dai Malapresa, costruendo nei suoi pressi un castello, pochi anni prima di strappare loro l’intero feudo di Gesso grazie alla parentela con il vescovo di Reggio.
Il castello era dotato di mura rafforzate con sei torri, circondate da profonde fosse dove confluivano le acque del Tresinaro, mentre altri due baluardi difendevano l’accesso a occidente. Il borgo venne popolato trasferendovi le famiglie che risiedevano nel vicino castello di Pratissolo e i guelfi fiorentini scampati alla battaglia di Montaperti.
Fatto di Scandiano il centro dei loro dominii, i Fogliani riuscirono a mantenerlo - con Arceto, Bianello, Carpineti, Sarzano e molti altri - nel corso delle aspre lotte tra i Gonzaga, i Visconti e gli Este per la signoria di Reggio, che nel Trecento videro il casato giocare ancora un ruolo di primo piano con ripetuti cambi di alleanza.

Scandiano estense: i Boiardo
Assunta nel 1409 la signoria di Reggio, gli Este tolsero presto ai Fogliano Scandiano e le sue pertinenze, concedendo al borgo importanti privilegi fiscali e i diritti sulle ‘ville’ vicine. Nel 1423 il feudo scandianese – comprendente Arceto, Gesso e Torricella – venne assegnato con il titolo comitale ai Boiardo, che avevano sostenuto il consolidamento degli Este nel Modenese e nel Reggiano, in cambio della loro rocca di Rubiera, importante per il controllo delle comunicazioni tra queste due aree del nuovo stato estense allargato.
Tra Quattro e Cinquecento i Boiardo fecero di Scandiano la sede di una delle maggiori corti padane, che attrasse grandi artisti e importanti personalità dell’epoca. Ripristinato e fortificato con un nuovo giro di mura l'apparato difensivo del castello - collegato a inizio Cinquecento al Tresinaro dalla nuova contrada Crocetta - la rocca venne trasformata in una sontuosa dimora signorile, ricca di pitture e sculture, che si apriva verso il monte su un grande spazio verde ornato di peschiere e fontane a grottesche, articolato attorno a un lungo stradone di pioppi disposti in prospettiva.
Di particolare rilievo furono gli interventi realizzati nella prima metà del Cinquecento. Nel 1520 venne ultimata la corte d’onore, decorata con scene tratte dall’Orlando Innamorato, celebrata opera di un membro della famiglia, il poeta Matteo Maria che qui era nato, la cui versione definitiva era stata pubblicata venticinque anni prima dalla stamperia di Pellegrino Pasquali, una delle prime in Italia, impiantata all’interno della rocca. Nei primi anni Quaranta due ambienti dell’appartamento comitale furono affrescati con il Convito degli Dei e con scene tratte dall’Eneide dal modenese Nicolò dell'Abate, massimo rappresentante del manierismo emiliano attivo in quegli anni anche a Soragna, Busseto e Sassuolo, all’origine poi della scuola di Fontainebleau.

Barocco a palazzo: dai Thiene agli Este di Montecchio e Scandiano
A seguito dell’estinzione dei Boiardo nel 1560, Scandiano passò pochi anni dopo ai Thiene, con loro imparentati, che nel 1580 ottennero l’elevazione della contea a marchesato e all’inizio del Seicento diedero incarico all’architetto Giovan Battista Aleotti detto l’Argenta di progettare il rinnovamento della rocca con la grande facciata sul lato sud e lo scalone ornato dalle statue in terracotta dei membri della famiglia.
Estinto nel 1623 anche questo casato, dieci anni dopo Scandiano fu dato per breve tempo, in cambio di Gualtieri, ai Bentivoglio, che realizzarono un nuovo torrione, il teatro e probabilmente l’impianto 'a tenaglia' dello scalone.
Nuove decorazioni barocche furono aggiunte agli interni dai marchesi d’Este, un ramo cadetto del casato che aveva ottenuto il feudo nel 1643 con Luigi, già marchese di Montecchio; a loro si devono anche importanti interventi nel borgo, dove a fine secolo furono colmate, a spese della Comunità, le malsane fosse circostanti l'edificio occupandone l'alveo con due nuove contrade.
Passato nel 1750 al nobile genovese Giovan Battista Mari, già governatore della Corsica e poi di Reggio, che lo tenne per quasi trent'anni, Scandiano conobbe una nuova stagione di interventi edilizi e decorativi, continuati anche ad Arceto. Fu allora però, nel 1772, che la rocca subì il distacco degli affreschi del camerino dell’Eneide - e forse di parte di quelli della sala del Paradiso con il Convito - che vennero trasferiti nella Gran Sala del palazzo ducale di Modena, e poi collocati, dopo un incendio che li aveva gravemente danneggiati, alla Galleria estense di quella città.

Tra Otto e Novecento: dal degrado alla valorizzazione
Passata per pochi anni a fine Settecento a un figlio illegittimo del duca di Modena poi alla madre, la rocca dopo l’adesione di Scandiano alla Repubblica reggiana filofrancese divenne bene demaniale ed ebbe nel corso dell’Ottocento varie destinazioni, tra l’altro come sede del municipio e sede estiva dell’Accademia Militare di Modena.
Agli inizi del Novecento i progetti di espansione dell’insediamento oltre la cerchia storica portarono alla demolizione degli apparati difensivi del castello, di alcune porte e di parte delle antiche contrade, al posto delle quali fu realizzata piazza Fiume, mentre la rocca veniva abbandonata a un progressivo degrado.
A partire dal 1983 l'edificio è stato sottoposto dalla competente Soprintendenza a importanti lavori di restauro, che nel 2004 hanno portato all'individuazione nel lato nord della sala del Paradiso, sottoposta a un ampio progetto di studio e recupero a cura dell’Opificio fiorentino delle Pietre Dure.
Dal 2007 la gestione della rocca è stata affidata all'amministrazione comunale che ne ha avviato la valorizzazione, aprendo al pubblico l’edificio, che ospita oggi anche l'Enoteca regionale. Nel 2017 i vasti giardini dei Boiardo, rimasti a lungo in stato di abbandono, sono stati anch’essi aperti alla fruizione dopo lunghi lavori di ristrutturazione e sistemazione.

VISITA
Il vasto complesso della rocca si staglia al centro del borgo storico con la possente torre angolare a picco sul fossato e l’imponente facciata secentesca dell’Argenta.
L’elegante cortile con portico, che conserva un capitello di gusto tardomedievale e tracce delle decorazioni cinquecentesche, dà accesso al cosiddetto appartamento Estense, realizzato nel Cinquecento e modificato nei primi decenni del Settecento con decorazioni e stucchi. Al suo interno si succedono la sala del Camino in stile rococò, quella detta del Drappo dal prezioso lembo di tessuto che circonda la volta del cielo sul soffitto, le sale delle Aquile con i busti degli Este, del Festone, dell’Alcova, decorata con scene di una campagna militare degli Este, e infine quella dei Gigli affrescata con vedute di Scandiano.
Il monumentale scalone barocco che conduce dal cortile al piano superiore, anch’esso progettato dall’Argenta e modificato in seguito con la scalinata 'a tenaglia', è caratterizzato dalle statue in terracotta di membri della famiglia Thiene realizzate nel 1619 dallo scultore genovese Giovan Battista Pontelli.
Nella sala del Paradiso gli interventi di recupero hanno portato alla luce le lunette che racchiudono una serie di paesaggi poggianti su un fregio a disegni vegetali, scandito da mensole antropomorfe in monocromo rosso.
Una porta nel cortile conduce ai sotterranei del castello, un tempo occupati dalle prigioni, dove lo scienziato scandianese Lazzaro Spallanzani avrebbe eseguito molti dei suoi esperimenti.
Nei vasti giardini le antiche mura ripristinate si alternano oggi a nuovi spazi erbosi, con pendii e un terrazzamento sul fossato. A fianco della rocca, piazza Fiume occupa l’area dove erano un tempo le antiche contrade del borgo, demolite a partire dal 1914.
Sulla vicina collina del Ventoso, la Torricella, edificata dai Fogliani e trasformata in dimora estiva dai Boiardo, è secondo la tradizione il luogo dove Matteo Maria avrebbe composto parte del suo poema; ormai diroccata, negli anni Sessanta dell’Ottocento venne restaurata in stile neomedievale dall’architetto Cesare Costa.


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