Zerba

Castello Malaspina
Zerba

S.P. 18
Zerba (PC)
tel 0523 492 111 (UIT Piacenza)
Nell’estremo lembo occidentale del piacentino incastonato tra Piemonte, Liguria e parmense, Zerba domina da novecento metri l’alta valle del fiume Trebbia, percorsa dal torrente Boreca.


Da San Colombano ai Malaspina
Parte della linea difensiva eretta dai Liguri contro l’avanzata romana, il territorio di Zerba – il cui insediamento venne fondato secondo la leggenda da disertori dell’esercito di Annibale - confluì in età longobarda tra i beni dell’abbazia di San Colombano di Bobbio.
Sembra accertata la presenza in quest’area da tempi remoti di un castello, posto a controllo dell’importante via ‘del sale’ - elemento centrale della ricchezza dei monaci - che lungo la valle conduceva da Piacenza a Genova. A poca distanza correva anche, trasversale alle valli, la via ‘degli abati’ che univa Bobbio verso nord a Pavia e in direzione sud a Bardi e da qui a Roma.
Con il nuovo millennio Zerba appartenne alla contea vescovile di Bobbio, passando successivamente sotto il controllo di Piacenza.
Nel 1164 l’imperatore Federico Barbarossa investì dei diritti su Zerba e molti altri castelli della zona Obizzo Malaspina, membro del casato obertengo che nel corso del secolo aveva consolidato con una potente rete di fortificazioni i suoi ampi domini nelle alte valli appenniniche fra genovese, Lunigiana e Garfagnana, scontrandosi però con l’opposizione degli altri poteri signorili e delle maggiori città, in particolare Genova e Piacenza.

Il castello dei Malaspina di Pregola
Successive divisioni ereditarie conferirono alla fine del Duecento Zerba - insieme a un ampio territorio in val Staffora, sulla sinistra del Trebbia - al ramo dei Malaspina di Pregòla della linea dello ’spino secco’, che fecero di Bobbio il centro della loro signoria.
I contrasti con i Visconti, che nel corso del Trecento riuscirono a consolidare il loro controllo sull’Emilia occidentale, li costrinsero però a cedere nel 1361 i loro possedimenti ai signori di Milano. Dato via via in feudo a una serie di fedelissimi dei Visconti - lo ‘scudiero verde’ Simone di Novanton prima, poi il consigliere Stefanolo Porri – Zerba venne recuperato dai Malaspina di Pregola a inizio Quattrocento, grazie alla caduta in disgrazia dei Porri.
Nel corso del Cinquecento Gian Maria Malaspina, fallito il tentativo di impossessarsi del castello, lo incendiò devastandone il territorio. Ormai ridotto in rovina, il castello venne abbandonato dai feudatari, che avevano eletto a propria residenza una casa-forte posta nella parte alta del paese, detta la Caminata dal cunicolo sotterraneo che la collegava all’antico maniero.
Tra scontri interni e successivi passaggi patrimoniali, il castello rimase al casato malaspiniano fino alla soppressione delle feudalità.
All’inizio degli anni Cinquanta del Novecento, alcuni scavi archeologici effettuati sul poggio dove erano i resti del castello fecero emergere reperti di epoca pre-romana, confermando le ipotesi sulla sua antichità.

VISITA
Su un poggio in splendida posizione tra la cerchia di alte vette, i resti del castello sono facilmente raggiungibili dalle località di villa Fontana e villa Stana; rimangono visibili alcuni tratti di mura e la torre circolare restaurata.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Trebbia,
via Salaria o di Genova in val Trebbia
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malaspina
Bibliografia
S.P. 18
Zerba (PC)
tel 0523 492 111 (UIT Piacenza)
Nell’estremo lembo occidentale del piacentino incastonato tra Piemonte, Liguria e parmense, Zerba domina da novecento metri l’alta valle del fiume Trebbia, percorsa dal torrente Boreca.


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Da San Colombano ai Malaspina
Parte della linea difensiva eretta dai Liguri contro l’avanzata romana, il territorio di Zerba – il cui insediamento venne fondato secondo la leggenda da disertori dell’esercito di Annibale - confluì in età longobarda tra i beni dell’abbazia di San Colombano di Bobbio.
Sembra accertata la presenza in quest’area da tempi remoti di un castello, posto a controllo dell’importante via ‘del sale’ - elemento centrale della ricchezza dei monaci - che lungo la valle conduceva da Piacenza a Genova. A poca distanza correva anche, trasversale alle valli, la via ‘degli abati’ che univa Bobbio verso nord a Pavia e in direzione sud a Bardi e da qui a Roma.
Con il nuovo millennio Zerba appartenne alla contea vescovile di Bobbio, passando successivamente sotto il controllo di Piacenza.
Nel 1164 l’imperatore Federico Barbarossa investì dei diritti su Zerba e molti altri castelli della zona Obizzo Malaspina, membro del casato obertengo che nel corso del secolo aveva consolidato con una potente rete di fortificazioni i suoi ampi domini nelle alte valli appenniniche fra genovese, Lunigiana e Garfagnana, scontrandosi però con l’opposizione degli altri poteri signorili e delle maggiori città, in particolare Genova e Piacenza.

Il castello dei Malaspina di Pregola
Successive divisioni ereditarie conferirono alla fine del Duecento Zerba - insieme a un ampio territorio in val Staffora, sulla sinistra del Trebbia - al ramo dei Malaspina di Pregòla della linea dello ’spino secco’, che fecero di Bobbio il centro della loro signoria.
I contrasti con i Visconti, che nel corso del Trecento riuscirono a consolidare il loro controllo sull’Emilia occidentale, li costrinsero però a cedere nel 1361 i loro possedimenti ai signori di Milano. Dato via via in feudo a una serie di fedelissimi dei Visconti - lo ‘scudiero verde’ Simone di Novanton prima, poi il consigliere Stefanolo Porri – Zerba venne recuperato dai Malaspina di Pregola a inizio Quattrocento, grazie alla caduta in disgrazia dei Porri.
Nel corso del Cinquecento Gian Maria Malaspina, fallito il tentativo di impossessarsi del castello, lo incendiò devastandone il territorio. Ormai ridotto in rovina, il castello venne abbandonato dai feudatari, che avevano eletto a propria residenza una casa-forte posta nella parte alta del paese, detta la Caminata dal cunicolo sotterraneo che la collegava all’antico maniero.
Tra scontri interni e successivi passaggi patrimoniali, il castello rimase al casato malaspiniano fino alla soppressione delle feudalità.
All’inizio degli anni Cinquanta del Novecento, alcuni scavi archeologici effettuati sul poggio dove erano i resti del castello fecero emergere reperti di epoca pre-romana, confermando le ipotesi sulla sua antichità.

VISITA
Su un poggio in splendida posizione tra la cerchia di alte vette, i resti del castello sono facilmente raggiungibili dalle località di villa Fontana e villa Stana; rimangono visibili alcuni tratti di mura e la torre circolare restaurata.


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