Insieme alla zelkova, gli esemplari di maggiore spicco sopravvissuti sono platani, farnie e qualche frassino maggiore. Una fascia con alcune grandi farnie (la maggiore con diametro di 137 cm) e platani (uno con diametro di 138 cm e un secondo con diametro ancora maggiore ma un fusto interamente cavo) si incontra a ovest del parterre, quasi di fronte all’accesso dal parcheggio.
Altre farnie di dimensioni rilevanti (intorno al metro di diametro) crescono allineate poco oltre e lungo il vialetto parallelo al confine, mentre un esemplare isolato (diametro 120 cm) si trova a ovest del laghetto.
Nella porzione più folta del parco all’inglese si incontrano altri grandi esemplari avvolti dalla vegetazione più giovane. Spiccano in particolare i platani, per i loro fusti massicci e la colorazione molto chiara delle branche. Alcuni degli esemplari maggiori si trovano nel bosco a sud del laghetto: uno (diametro 146 cm e una vistosa ferita longitudinale) nelle vicinanze di un bivio e un altro (diametro 139 cm) poco oltre lo stesso bivio, a lato di un vecchio fosso rivestito da edera e altra vegetazione spontanea. Altre farnie e platani ben sviluppati si trovano ai lati del medesimo fosso nelle vicinanze dell’ingresso di via Maria Luigia e poi a lato del vialetto orientale.
A est dello stagno, ai margini della radura, si trova uno dei frassini più grandi (diametro 77 cm), dall’alta chioma ben sviluppata; poco a lato, in direzione del parterre, risaltano una farnia e un platano, mentre più vicina alla scalinata, davanti a un gruppo di frassini e aceri campestri, si impone per il portamento maestoso una farnia secolare (diametro 125 cm).
Particolarità:
Verso ovest, a soli 5 km da Colorno, si trova la Riserva Naturale Torrile e Trecasali, che tutela un’area umida di notevole valore faunistico nella quale sostano e nidificano il cavaliere d’Italia e molte altre specie di uccelli acquatici. La riserva, con ingresso a pagamento, è gestita dalla sezione LIPU di Parma e dispone di un centro visita con materiali informativi e una piccola biblioteca (per informazioni: tel. 0521 810606 - riserva.torrile@lipu.it).
Tipo:
riserva naturale
Particolarità:
Poco più lontano, nella direzione opposta, si trova la Riserva Naturale Parma Morta, che comprende un ramo abbandonato del torrente Parma, lungo quasi cinque chilometri, che è caratterizzato da acque lente e fasce più o meno ampie di vegetazione igrofila: sino alla metà dell’Ottocento era questo il letto in cui scorrevano le acque del Parma che oggi sfocia, invece, nel Po a nord di Mezzani. Nei pressi della riserva, a Mezzano Inferiore, ha sede l’Acquario di Mezzani, che dispone di una serie di vasche nelle quali sono conservati pesci tipici delle acque interne; l’acquario, con ingresso a pagamento, è visitabile la domenica da aprile a novembre dalle 14 alle 19 e nei giorni feriali solo su prenotazione (per informazioni: 0521.802688 – info.riservenaturali@parchiemiliaoccidentale.it).
Colorno (PR)
0521 313790 ufficio.turistico@comune.colorno.pr.it
La successione tra i Farnese e i Borbone (l’ultimo duca era morto senza eredi) causò alcuni decenni di stallo e un ulteriore trasferimento di opere d’arte (parte di esse sono oggi conservate presso il museo napoletano di Capodimonte, perché il primo Borbone a ottenere il ducato di Parma, nel 1731, fu Carlo, in seguito re di Napoli e Sicilia e più tardi di Spagna). Dieci anni dopo il ducato passò al fratello di Carlo, Filippo (1720-1765), che diede origine al ramo dei Borbone Parma. Nel 1749 Filippo e la moglie Luisa Elisabetta, detta Babette, figlia di Luigi XV, incaricarono l’architetto Ennemond Alexandre Petitot di arricchire di decorazioni gli interni del palazzo e ridisegnare il giardino secondo lo stile francese. Nel volgere di pochi anni fu realizzato un grande parterre con aiuole fiorite, dal quale partivano tre viali rettilinei che si prolungavano per quasi quattro chilometri sino all’estremità del parco. Fu probabilmente il periodo in cui l’intero complesso raggiunse il suo massimo splendore. Divenuto proprietà del Regno di Francia, in epoca napoleonica il palazzo divenne “Palazzo Imperiale”. Dopo la caduta di Napoleone, alla moglie Maria Luigia d’Austria (1791-1847) venne assegnato in vitalizio il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Anche Colorno fece parte dei suoi possedimenti e Maria Luigia decise di trasformare parte del giardino in un bosco romantico all’inglese. A partire dal 1816, secondo le indicazione del giardiniere Carlo Barvitius, formatosi alla corte degli Asburgo, furono rimodellate le linee geometriche esistenti, inseriti elementi naturalistici come il “laghetto dell’amore”, aggiunte nuove specie ornamentali e modificate le serre. Dopo l’Unità d’Italia la Reggia divenne proprietà dei Savoia, che trasferirono altrove tutte le sue collezioni d’arte e poi la cedettero al Demanio dello Stato, dal quale fu rivenduta nel 1871 alla Provincia di Parma. Per circa un secolo fu sede del manicomio provinciale, mentre il vasto giardino subì un inesorabile declino, soprattutto negli anni della seconda guerra mondiale, quando Colorno fu soggetta a pesanti bombardamenti e molte piante vennero abbattute per necessità. Una volta chiusa la struttura ospedaliera, la Provincia di Parma ha avviato un progetto di recupero e valorizzazione del complesso storico. Nel 1990 è stato aperto al pubblico il Piano Nobile della Reggia, che dal 1995 è divenuto sede di esposizioni internazionali; anche il giardino ha recuperato parte della sua imponenza grazie alla ricostruzione, basata sui disegni originali, del parterre alla francese, inaugurato nel 2000, delle gallerie di carpini e del laghetto romantico ottocentesco.