Tra i sempreverdi spiccano soprattutto i cedri vicino al Casinetto: sia il gruppo di tre esemplari a ovest dell’edificio (due cedri dell’Himalaya e un cedro del Libano, il maggiore, con diametro di 122 cm ), sia il cedro dell’Atlante della varietà “Glauca”) che vegeta isolato davanti alla facciata principale (diametro 128 cm), con una chioma ampia espansa sino a terra.
Interessante è anche il vicino cipresso calvo (Taxodium distichum), contraddistinto dal tipico fogliame verde chiaro e dai frutti sferici, ma privo delle caratteristiche radici respiratorie (pneumatofori) prodotte dalla pianta quando vegeta nelle zone paludose che costituiscono il suo habitat naturale.
Notevoli sono anche gli altri cedri ai margini del parterre, sovrastati per imponenza dal vicino frassino maggiore che supera i 30 m di altezza. In una delle radure del Giardino Monumentale spicca un altro maestoso cedro del Libano (diametro 147 cm) con una grande branca (diametro 71 cm) che si divarica dalla base e contribuisce a formare una larga chioma: una sorta di capanna naturale sotto alla quale sono stati aggiunti dei tronchi in semicerchio utilizzati come sedute; intorno al cedro si notano ancora macchie di bosso con sviluppo ora non più controllato, che aiutano tuttavia a immaginare l’aspetto che potevano avere in passato questo e altri angoli del parco.
Ai margini della radura successiva si alzano sopra al livello del bosco le cime di un cipresso calvo, di un altro cedro e di un pino nero dal fusto ramificato (diametro 86 cm), mentre nel prato si staglia la sagoma caratteristica di un libocedro.
L’esemplare di ippocastano che si incontra a lato del percorso verso Portineria Ponte Verde, appena entrati nella macchia boschiva, è tra le latifoglie più longeve del parco anche se, ormai privo della cima, mostra tutti i segni dell’età.
Accanto alle piante di carattere più ornamentale che sopravvivono nel Giardino Monumentale, oggi sono spesso le specie autoctone come rovere, cerro, farnia, carpino bianco e frassino maggiore che anche in questo settore mostrano individui di notevole imponenza, con fusti che superano il metro di diametro. Degni di nota sono sicuramente un cerro vicino alle vecchie stalle, una rovere nei pressi del nucleo rurale a nord del Casinetto e poi altre querce nascoste nel bosco o disposte lungo il percorso per il lago Ponte Verde, nei cui pressi cresce una delle farnie più grandi dell’area protetta.
Particolarità:
Alberature notevoli, sia di impianto artificiale che autoctone, si possono incontrare non solo all’interno del Giardino Monumentale, ma anche in altri settori dell’area protetta. La loro presenza è legata in molti casi alle ricostruzioni paesaggistiche realizzate in epoca ducale. Nella cosiddetta “Faggeta di Maria Amalia”, in realtà fatta impiantare da Maria Luigia nel 1825 e realizzata facendo venire appositamente 1500 faggi dal Lago Santo parmense e altri 300 dal Monte Montagnana, vegetano esemplari maestosi con tronchi che si avvicinano al metro di diametro.
Tipo:
lago
Particolarità:
Lungo le sponde del Lago della Svizzera e di altri specchi d’acqua artificiali, fatti costruire sempre in epoca ducale a scopo irriguo, si incontrano ancora formazioni di abete bianco e di cipresso calvo, con individui di dimensioni anche rilevanti oggi frammisti alla vegetazione spontanea di carpini bianchi, querce, frassini, aceri e altre specie autoctone.
Tipo:
casa
Particolarità:
A fianco del Centro Visite “Renzo Levati” svetta un alto e stretto abete bianco, mentre sul lato opposto un vecchio castagno, con un grande fusto cavo puntellato e molti polloni intorno, ricorda la presenza nel parco, in particolare intorno a Monte Castione, di castagneti da frutto (impiantati già al tempo di Maria Amalia di Borbone e in passato molto più estesi), nei quali sopravvivono esemplari di notevoli dimensioni.
Tipo:
villa
Particolarità:
A breve distanza dal Casino dei Boschi, sempre all’interno del parco regionale, si trova la sontuosa Villa del Ferlaro (privata e non visitabile), realizzata tra il 1828 e il 1832, su incarico di Maria Luigia, dall’architetto Paolo Gazola, ristrutturando e ampliando il preesistente Casino Fedolfi. La villa, utilizzata come residenza estiva dai figli di Maria Luigia, era inserita in un ampio giardino ornamentale che fu disegnato e realizzato sempre da Barvitius. Nel 1890 il principe Carrega, al quale la villa era passata in proprietà insieme al resto dell’ex tenuta ducale, fece impiantare ai lati del lungo viale di accesso un doppio filare di cedri in parte ancora esistente. L’inizio del viale, chiuso da una cancellata, si trova proprio di fronte all’accesso al Casinetto dalla Portineria Ponte Verde (la strada collegava un tempo le due residenze) e da qui è possibile vedere l’avvio del doppio filare che conserva ancora qualche esemplare secolare.
Tipo:
centro recupero animali selvatici
Particolarità:
Tra le strutture del Parco Regionale Boschi di Carrega, infine, si segnalano il CRAS Centro Recupero Animali Selvatici “Casa Rossa”, dove è presente un osservatorio, accessibile anche ai disabili, che permette di vedere alcuni degli animali temporaneamente ospitati (via Capanna, 23 - Sala Baganza - tel. 0521 833440 / 833163, ore 17-19)
Tipo:
vivaio
Particolarità:
e il Vivaio Forestale Scodogna, che cura la produzione e la vendita di piante sia forestali che da frutto e ornamentali e dispone di un punto informativo, un’aula didattica e un interessante campo catalogo di frutta antica (via Nazionale Ovest, 128 - località Ponte Scodogna - Collecchio - tel. 0521 836026/ 333 6966054).
L. n. 1089/1939
DLgs n.42/2004, art.13
Sala Baganza (PR)
info.boschi-carrega@parchiemiliaoccidentale.it
Un lungo viale sterrato si stacca da via Olma (per chi proviene da Sala Baganza proseguimento di via Zappati oltre la località Case Nuove) e permette di raggiungere nella maniera più diretta il Centro Parco “Casinetto”. Il percorso è scandito ai lati da grandi esemplari di cedro dell’Atlante (diametri tra i 90 e i 95 cm) e libocedro (diametri intorno ai 65 cm, con diversi individui in condizioni alquanto precarie), oggi mescolati alla vegetazione spontanea di latifoglie (cerro, frassino maggiore, orniello, ecc.); più all’esterno si alternano zone aperte prative (in una campeggiano un gruppo di cipressi) e lembi più estesi di vegetazione spontanea popolati da caprioli, cinghiali e altra fauna selvatica. Nei pressi di una leggera curva si incontra un vecchio platano (diametro 90 cm circa) segnalato da un pannello del progetto Xiloteca vivente, un percorso tematico organizzato in 35 cartelli che descrivono altrettante grandi alberature e che affianca la Xiloteca Carrega, una interessante raccolta di campioni di legno donata dai Carrega al parco regionale ed esposta in una sala del Casinetto. Dietro al platano, al margine del bosco che riveste le pendici collinari a ovest del Casinetto, un gruppo misto composto da lecci, libocedri e un altro cedro dell’Atlante (anch’esso con cartellino) anticipa di poco l’inizio dell’ala meridionale del lungo edificio. Poco oltre svetta un cipresso (diametro 78 cm), mentre davanti all’ingresso del Centro Parco campeggiano tre abeti bianchi e, a lato, tre monumentali cedri.
Il fronte principale del Casinetto si affaccia su un vasto parterre con ampie aiuole di forma geometrica delimitate da siepi di bosso, dove oggi si estendono prati spontanei e spiccano due alberi isolati: un maestoso cedro dell’Atlante e, sul lato opposto, un cipresso calvo, di dimensioni più contenute. Verso sud si staglia l’edificio del Casino dei Boschi, fiancheggiato da macchie di vegetazione dalle quali emergono le chiome di imponenti esemplari di frassino, cedro e platano. Sul fronte opposto è situato un nucleo rurale composto da varie costruzioni (tutte semipericolanti come del resto la vicina ala del Casinetto) e circondato dalla vegetazione spontanea (si notano alcune grandi farnie). Al centro del parterre ha inizio un vialetto rettilineo (Itinerario 4 - Centro Parco Casinetto Viale degli Inglesi ) che raggiunge il margine orientale dell’area, bordata ancora da grandi cedri che oggi sono mescolati alla vegetazione spontanea. Da qui un percorso segnalato prosegue, inoltrandosi nella macchia boschiva, per arrivare al lago Ponte Verde e, dopo circa un chilometro, a un accesso solo pedonale al Casinetto (Portineria Ponte Verde), fiancheggiato da un edificio in stile alpino, che è raggiungibile in breve dal parcheggio/area attrezzata posto all’inizio di Via Case Nuove.
La restante porzione di Giardino Monumentale fruibile dal pubblico si sviluppa a nord di questo percorso e del parterre, dove si alternano radure e folte macchie boschive spontanee (con grandi esemplari di rovere e farnia), che affiancano e a volte quasi avvolgono le alberature secolari ornamentali ancora presenti. Alcuni sentieri, in parte inseriti nel percorso tematico La pazienza dell’albero, scandito da pannelli, attraversano il giardino e permettono di avvicinarsi alle piante di maggiore imponenza. Anche ai lati del percorso che conduce alla Portineria Ponte Verde si incontrano, oltre ad arbusti di bosso dalla forma irregolare (probabile residuo delle bordure che un tempo accompagnavano il vialetto), cedri e libocedri seminascosti tra la fitta vegetazione e, nei pressi dell’uscita, un altro grande frassino maggiore.
Il parco venne invece riorganizzato da Barvitius secondo i principi del giardino all’inglese, sostituendo con ambientazioni più naturali le linee geometriche che prevalevano nel disegno precedente. La viabilità interna divenne più sinuosa e furono attuati molti interventi di forestazione, impiegando faggi e abeti dell’Appennino parmense ma anche larici, abeti e pini provenienti dalle montagne trentine. Intorno al Casino dei Boschi trovarono posto catalpe, gelsi della Cina e altre specie esotiche e furono allestite bordure di bulbose di provenienza olandese.
Dopo la morte di Maria Luigia, avvenuta nel 1847, il ducato passò in eredità a Carlo III, dei Borbone di Lucca, e nel 1861, con l’Unità d’Italia, l’ex tenuta di caccia dei Farnese entrò a far parte del Demanio Nazionale del Regno d’Italia, ma venne poi ceduta nel 1870 all’ingegnere Severino Grattoni (progettista e direttore dei lavori del traforo ferroviario del Frejus). In seguito alla morte di Grattoni (1876), il Casino dei Boschi e tutto territorio circostante furono acquistati nel 1881 dai principi Carrega di Lucedio, una nobile famiglia genovese. Nel 1994 il parco regionale ha acquistato l’edificio del Casinetto e, grazie a una convenzione con la famiglia Carrega, ha reso visitabile parte del parco ornamentale legato al Casino dei Boschi. Di recente sono state acquisite altre strutture, tra cui una ghiacciaia, e porzioni di terreno nell’ambito di un progetto volto al recupero e alla valorizzazione del Casino dei Boschi e degli altri immobili esistenti (oggi in parte pericolanti o in condizioni assai precarie) e al progressivo ampliamento della parte liberamente fruibile.