Parma

Palazzetto Eucherio Sanvitale

Orari e Tariffe
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Pubblicazioni e Cataloghi
Fornari Schianchi L., Palazzetto Eucherio Sanvitale. Qualche considerazione sulle decorazioni, in Godi G. (a cura di), La reggia di là dall'acqua: il giardino e il palazzo dei duchi di Parma, Milano, Franco Maria Ricci, 1991, p. 78
Parco Ducale
Parma (PR)
Tel: 0521 230 267, 0521218889
Arte
Piccolo ma importante esempio di architettura cinquecentesca, questo edificio venne fatto costruire dai frati terziari dell'ordine degli Umiliati di San Michele in Bosco. Entrato in possesso di Scipione dalla Rosa, nel 1526 venne acquistato da Gian Galeazzo Sanvitale, conte di Fontanellato, che nel 1547 lo trasmise al figlio Eucherio. Eletto vescovo di Viviers, Eucherio si trasferì in Francia e nel gennaio 1561 cedette il casino e il terreno circostante al duca Ottavio Farnese. Acquisito dal Comune è stato destinato a sede espositiva per mostre temporanee. L'edificio si sviluppa su una pianta quadrilatera, movimentata da quattro torri angolari che, nella parte frontale, sono collegate da un loggiato con cinque arcate. Le sale sono abbellite da affreschi e decorazioni che ne impreziosiscono l'interno.
Tra queste la decorazione della seconda sala, che segue la prima, affrescata dal Parmigianino con l'insolita iconografia di una Madonna in preghiera con il Bambino raffigurata nella lunetta e riapparsa in seguito ai restauri del 1975, è ispirata a un motivo di derivazione raffaellesca qui interpretato per sottolineare le nervature del soffitto, con motivi a grottesca prossimi a quelli della Saletta del Velario del Castello di Torrechiara. “Nella grande volta a ombrello della seconda sala di tradizione neogotica, memore di quella di San Paolo dipinta dal Correggio, si stende un grande velario, ornato da bande di diverso colore, da cammei, da sfere trasparenti, da un bestiario fantastico, da paesaggi ormai quasi illeggibili.” (Fornari Schianchi). La presenza di questi elementi figurativi accredita l'attribuzione a Cesare Baglione introdotta da Lucia Fornari Schianchi, favorevole a ravvisare in queste pitture l'intervento dell'artista sul finire del secolo. E infatti, si tratta di temi che, come pure la prevalenza dell'elemento del paesaggio sull'ornamentazione, ben si addicono alla destinazione del Palazzetto a luogo di delizia, secondo le intenzioni di Ottavio Farnese negli anni settanta-ottanta del XVI secolo.

Gli affreschi della Sala del Velario sono stati oggetto di intervento conservativo da parte dell'Istituto per i Beni Culturali secondo quanto stabilito dalla L.R. n. 18/2000.


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