Museo Civico di Modena
Largo Porta S.Agostino, 337
Modena (MO)
Barbieri Giovanni Francesco detto Guercino
1591/ 1666
ambito bolognese
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 101 (la) 128 (a)
sec. XVII (1640 - 1660)
n. Ser. 11
Al centro, coperta da un manto blu, la Vergine seduta fissa il cielo portandosi le mani al petto mentre dalle nubi si sporgono i putti.

Allorché apparve in vendita a Milano, sir Denis Mahon ne propose l'identifÌcazione con un dipinto del Guercino per il quale si registrano dei pagamenti nel Libro dei Conti alle date 23 maggio e 11 ottobre 1657: sotto la prima data viene annotata la caparra di 50 ducatoni riscossa da parte del marchese Soncini di Milano per tre quadri, raffiguranti un David con la testa di Golia, "una Sunta di meza figura" e una testa del Salvatore. Nell'occasione Mahon ripristinava la corretta lettura del testo originale, che Calvi aveva frainteso interpretando la parola "Sunta" (ovvero "Assunta") come "Santa". Alla data successiva viene registrato il saldo finale per i tre quadri, ovvero "la Testa del Salvatore, la Meza Figura della Madona Asunta al Cielo e Davide figura intiera con Ia Testa del Gigante". Anche Malvasia (1678) aveva dato notizia del quadro, ma riferendo il nome del committente come "Marchese Tonsini milanese". Dei dipinti eseguiti per il marchese Soncini, il quadro in esame sarebbe dunque l'unico superstite, anche se sembrano esserci buone probabilità che il David con la testa di Golia a figura intera possa essere identificato con un quadro conservato nel Museo Fesch di Ajaccio. Il dipinto si viene a situare dunque nell'estrema fase di attività del pittore centese, quando le ragioni del mercato sembrano talora prevalere su quelle dell'arte. Eppure, proprio in un dipinto come questo, dove l'immagine, resa nella sua essenzialità, mira a un'astrazione "senza tempo", il Guercino sa pervenire ancora a un risultato di straordinaria qualità. Siamo evidentemente ben lontani dagli anni in cui, come notava con rammatico lo stesso pittore in una lettera famosa, "bolliva il pignattone" e, anche grazie al proficuo confronto con i pittori suoi coetanei, egli sapeva pervenire a risultati sempre commossi e umanamente partecipi. La necessità di misurarsi con l'ingombrante peso della tradizione reniana lo porta ora, il più delle volte, a un classicismo estenuato ed esangue, ma di grande fascino.
In questo quadro natura e ideale sembrano convivere in un miracoloso accordo: a un passo dall'oleografia ottocentesca Guercino, come negli stessi anni il Sassoferrato, sa riscattare quel tanto di prevedibile connesso all'immagine in un risultato di altissima tenuta, che si lascia apprezzare non meno che per l'accordo elegante tra il salmone della veste e il blu oltremare del manto, per l'espressione estatica della Vergine e quella compunta ma affettuosa dei putti.
Nel Museo Teylers di Haarlem si conserva un disegno preparatorio, recante nel verso uno studio per il Gesù Bambino con la croce eseguito in quello stesso 1657 per l'abate Ducini.