Roncofreddo

Castello di Monteleone
Roncofreddo

Castello di Monteleone, su gentile concessione di www.comuni-italiani.it
piazza Lord Byron
loc. Monteleone
Roncofreddo (FC)
tel .
Nella Romagna sud-orientale, su una alta collina della valle del Rubicone tra Adriatico e appennino, Monteleone domina la pianura da Cesena a Rimini; una serie di vallette lo separano da Sorrivoli e dal capoluogo Roncofreddo.

Posto in un’area della ‘romanìola’ ex-bizantina donata nell’VIII secolo al papa dai re franchi rimasta a lungo periferica rispetto alle principali vie di comunicazione, Monteleone fu della potente Chiesa di Ravenna, titolare di numerosi possedimenti anche tra Cesena e Rimini.

Tra Ravenna e Rimini
La prima struttura difensiva – forse una torre fortificata - fu edificata in epoca tarda, probabilmente nel XIII secolo, nel corso delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline schierate nello scontro tra il papato e l’impero.
Questi conflitti si intrecciarono con lo scontro tra città per l’egemonia sul territorio: Monteleone fu così - con Verucchio, Longiano, Roncofreddo, Savignano, Gatteo e altri - tra i castelli che nel 1233 giurarono fedeltà a Rimini, che stava allora consolidando il proprio controllo sul territorio scontrandosi con la sua stessa diocesi cittadina, quella ravennate e il comune di Cesena.
Verso la fine del secolo, nel 1278, il papa ottenne dall’imperatore il riconoscimento formale dei suoi diritti sulla Romagna, mentre lo scontro per il potere si trasferiva nel campo delle nascenti signorie cittadine.

Una pedina nelle lotte tra i Malatesta
Nella prima metà del Trecento la sua posizione fece di Monteleone con Roncofreddo e altri castelli limitrofi una pedina strategica nelle lotte interne al casato guelfo dei Malatesta, da tempo presente in questa area, che nel 1295 aveva ottenuto la signoria di fatto di Rimini.
Lo scontro famigliare si intrecciò con la ribellione antipapale degli Ordelaffi, signori di Forlì - che negli anni Trenta occuparono con molte altre fortezze romagnole anche Monteleone - e si concluse con la vittoria di Galeotto e Malatesta ‘Guastafamiglia’. I due fratelli, dopo aver sfidato il dominio del papa nelle Marche, nel 1355 rientrarono nei ranghi, ottenendo il vicariato di Rimini e di alcune città marchigiane e appoggiando la ‘crociata’ lanciata dal cardinale Albornoz per recuperare alla Chiesa le terre strappate dai Forlivesi.
L'inesausto espansionismo dei Malatesta convinse però il papa a creare un cordone sanitario attorno a Rimini ricostituendo nel 1358 il vicariato di Santarcangelo comprendente diversi castelli di pianura e di collina, tra cui Monteleone. Presto acquisito il controllo del vicariato santarcangiolese – oltre a quello del Cesenate - nella prima metà del Quattrocento i Malatesta trasformarono radicalmente le difese del castello, erigendo attorno alla torre esistente trasformata nel mastio una rocca in mattoni e pietra, dotata di torri angolari simili a quelle di Sorrivoli e probabilmente rafforzando le mura a scarpa.

Il palazzo dei Roverella
Nel 1433 – nel contesto della suddivisione delle terre malatestiane tra la dinastia di Rimini e quella di Cesena - il castello era stato dato in feudo ai conti di Ghiaggiolo, eredi di uno dei rami famigliari che si erano confrontati a inizio Trecento; ma solo trent’anni dopo nuovi contrasti con il papa costrinsero i Malatesta a restituire alla Chiesa prima le terre riminesi poi quelle cesenati.
Monteleone tornò così alla Chiesa di Ravenna; nel 1485 l’arcivescovo Filasio lo concesse con Sorrivoli in feudo alla sua famiglia, i Roverella, che lo avrebbero tenuto per più di due secoli e mezzo.
Sotto i Roverella, divenuti nel 1527 conti di Sorrivoli, la rocca fu trasformata in una residenza di campagna, seguendo il destino di molte fortezze romagnole che dopo l’ingresso nello Stato della Chiesa avevano perso progressivamente le loro funzioni militari venendo riconvertite a nuovi usi, quando non abbandonate al degrado. I signori ampliarono la parte residenziale del palazzo realizzando un giardino pensile al posto dell’antico borgo addossato alla rocca, che venne distrutto, mentre un nuovo insediamento, probabilmente rinforzato nel Seicento, sorgeva sul circuito esterno delle mura.

I Guìccioli, lord Byron e la carboneria
Nel 1745 castello e terre di Monteleone passarono alla famiglia dell’arcivescovo ravennate in carica, un Guìccioli.
Durante il governo napoleonico l’edificio rimase, come proprietà privata, nella disponibilità del conte Alessandro, nominato dall’Imperatore membro della struttura amministrativa centrale dell'Emilia. Ripristinati i feudi dopo la Restaurazione, il conte, gran maestro della Carboneria forlivese, tenne probabilmente nel castello, sua residenza di campagna, alcune riunioni dell’associazione alle quali sembra partecipasse anche il poeta Byron, intimo amico della moglie.

La tenuta dei Volpe e la valorizzazione del borgo
I Guìccioli tennero il castello fino al 1960, quando passò ai conti Volpe che lo restaurarono con cura realizzandovi il centro di una tenuta agricola e di un agriturismo, e ospitando nella piazzetta del borgo eventi culturali, concerti di musica classica, sagre e manifestazioni enogastronomiche.
Interessanti elementi di confronto con Monteleone e altre rocche malatestiane tra Cesena e Rimini sono emersi dallo studio della storia costruttiva del castello di Sorrivoli, realizzato nel 2011 dall’Università di Bologna nell’ambito del progetto di schedatura dei castelli emiliano-romagnoli promosso dalla stessa università con l’Istituto beni culturali della Regione Emilia-Romagna.

VISITA
Il complesso costituito dal castello e dal minuscolo borgo ancora integro, a cui si accede da due porte con arco a tutto sesto, presenta un’articolazione temporale ben individuabile: l’antica torre divenuta il mastio è inglobata all’interno della struttura, agli interventi malatestiani del Quattrocento sono ascrivibili l’ingresso - dove un tempo era un ponte levatoio - la torre e le mura a scarpa, mentre sono dei Roverella il giardino pensile e le strutture più recenti.
Sulla piazzetta si apre l'entrata del castello, preceduta da una salita erbosa con una torre angolare, e la chiesa parrocchiale, qui trasferita verso il 1520. Notevoli le mura orientali dal netto profilo a scarpa. Il borgo è visitabile liberamente, mentre il castello è aperto agli ospiti dell'agriturismo.
Insieme al castello di Sorrivoli, a Roncofreddo con la sua cinta muraria, ai resti del castello di Montecodruzzo, Monteleone consente un interessante itinerario dei borghi fortificati di collina tra Cesena e Rimini, che un tempo comprendeva anche le rocche malatestiane di Ardiano, Ciola Araldi, Castiglione, Montaguzzo.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Rubicone
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Comune di Rimini,
Malatesta,
Roverella,
Guìccioli,
Vicariato di Santarcangelo
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Albornoz: la reconquista della Romagna
Bibliografia
piazza Lord Byron
loc. Monteleone
Roncofreddo (FC)
tel .
Nella Romagna sud-orientale, su una alta collina della valle del Rubicone tra Adriatico e appennino, Monteleone domina la pianura da Cesena a Rimini; una serie di vallette lo separano da Sorrivoli e dal capoluogo Roncofreddo.

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Posto in un’area della ‘romanìola’ ex-bizantina donata nell’VIII secolo al papa dai re franchi rimasta a lungo periferica rispetto alle principali vie di comunicazione, Monteleone fu della potente Chiesa di Ravenna, titolare di numerosi possedimenti anche tra Cesena e Rimini.

Tra Ravenna e Rimini
La prima struttura difensiva – forse una torre fortificata - fu edificata in epoca tarda, probabilmente nel XIII secolo, nel corso delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline schierate nello scontro tra il papato e l’impero.
Questi conflitti si intrecciarono con lo scontro tra città per l’egemonia sul territorio: Monteleone fu così - con Verucchio, Longiano, Roncofreddo, Savignano, Gatteo e altri - tra i castelli che nel 1233 giurarono fedeltà a Rimini, che stava allora consolidando il proprio controllo sul territorio scontrandosi con la sua stessa diocesi cittadina, quella ravennate e il comune di Cesena.
Verso la fine del secolo, nel 1278, il papa ottenne dall’imperatore il riconoscimento formale dei suoi diritti sulla Romagna, mentre lo scontro per il potere si trasferiva nel campo delle nascenti signorie cittadine.

Una pedina nelle lotte tra i Malatesta
Nella prima metà del Trecento la sua posizione fece di Monteleone con Roncofreddo e altri castelli limitrofi una pedina strategica nelle lotte interne al casato guelfo dei Malatesta, da tempo presente in questa area, che nel 1295 aveva ottenuto la signoria di fatto di Rimini.
Lo scontro famigliare si intrecciò con la ribellione antipapale degli Ordelaffi, signori di Forlì - che negli anni Trenta occuparono con molte altre fortezze romagnole anche Monteleone - e si concluse con la vittoria di Galeotto e Malatesta ‘Guastafamiglia’. I due fratelli, dopo aver sfidato il dominio del papa nelle Marche, nel 1355 rientrarono nei ranghi, ottenendo il vicariato di Rimini e di alcune città marchigiane e appoggiando la ‘crociata’ lanciata dal cardinale Albornoz per recuperare alla Chiesa le terre strappate dai Forlivesi.
L'inesausto espansionismo dei Malatesta convinse però il papa a creare un cordone sanitario attorno a Rimini ricostituendo nel 1358 il vicariato di Santarcangelo comprendente diversi castelli di pianura e di collina, tra cui Monteleone. Presto acquisito il controllo del vicariato santarcangiolese – oltre a quello del Cesenate - nella prima metà del Quattrocento i Malatesta trasformarono radicalmente le difese del castello, erigendo attorno alla torre esistente trasformata nel mastio una rocca in mattoni e pietra, dotata di torri angolari simili a quelle di Sorrivoli e probabilmente rafforzando le mura a scarpa.

Il palazzo dei Roverella
Nel 1433 – nel contesto della suddivisione delle terre malatestiane tra la dinastia di Rimini e quella di Cesena - il castello era stato dato in feudo ai conti di Ghiaggiolo, eredi di uno dei rami famigliari che si erano confrontati a inizio Trecento; ma solo trent’anni dopo nuovi contrasti con il papa costrinsero i Malatesta a restituire alla Chiesa prima le terre riminesi poi quelle cesenati.
Monteleone tornò così alla Chiesa di Ravenna; nel 1485 l’arcivescovo Filasio lo concesse con Sorrivoli in feudo alla sua famiglia, i Roverella, che lo avrebbero tenuto per più di due secoli e mezzo.
Sotto i Roverella, divenuti nel 1527 conti di Sorrivoli, la rocca fu trasformata in una residenza di campagna, seguendo il destino di molte fortezze romagnole che dopo l’ingresso nello Stato della Chiesa avevano perso progressivamente le loro funzioni militari venendo riconvertite a nuovi usi, quando non abbandonate al degrado. I signori ampliarono la parte residenziale del palazzo realizzando un giardino pensile al posto dell’antico borgo addossato alla rocca, che venne distrutto, mentre un nuovo insediamento, probabilmente rinforzato nel Seicento, sorgeva sul circuito esterno delle mura.

I Guìccioli, lord Byron e la carboneria
Nel 1745 castello e terre di Monteleone passarono alla famiglia dell’arcivescovo ravennate in carica, un Guìccioli.
Durante il governo napoleonico l’edificio rimase, come proprietà privata, nella disponibilità del conte Alessandro, nominato dall’Imperatore membro della struttura amministrativa centrale dell'Emilia. Ripristinati i feudi dopo la Restaurazione, il conte, gran maestro della Carboneria forlivese, tenne probabilmente nel castello, sua residenza di campagna, alcune riunioni dell’associazione alle quali sembra partecipasse anche il poeta Byron, intimo amico della moglie.

La tenuta dei Volpe e la valorizzazione del borgo
I Guìccioli tennero il castello fino al 1960, quando passò ai conti Volpe che lo restaurarono con cura realizzandovi il centro di una tenuta agricola e di un agriturismo, e ospitando nella piazzetta del borgo eventi culturali, concerti di musica classica, sagre e manifestazioni enogastronomiche.
Interessanti elementi di confronto con Monteleone e altre rocche malatestiane tra Cesena e Rimini sono emersi dallo studio della storia costruttiva del castello di Sorrivoli, realizzato nel 2011 dall’Università di Bologna nell’ambito del progetto di schedatura dei castelli emiliano-romagnoli promosso dalla stessa università con l’Istituto beni culturali della Regione Emilia-Romagna.

VISITA
Il complesso costituito dal castello e dal minuscolo borgo ancora integro, a cui si accede da due porte con arco a tutto sesto, presenta un’articolazione temporale ben individuabile: l’antica torre divenuta il mastio è inglobata all’interno della struttura, agli interventi malatestiani del Quattrocento sono ascrivibili l’ingresso - dove un tempo era un ponte levatoio - la torre e le mura a scarpa, mentre sono dei Roverella il giardino pensile e le strutture più recenti.
Sulla piazzetta si apre l'entrata del castello, preceduta da una salita erbosa con una torre angolare, e la chiesa parrocchiale, qui trasferita verso il 1520. Notevoli le mura orientali dal netto profilo a scarpa. Il borgo è visitabile liberamente, mentre il castello è aperto agli ospiti dell'agriturismo.
Insieme al castello di Sorrivoli, a Roncofreddo con la sua cinta muraria, ai resti del castello di Montecodruzzo, Monteleone consente un interessante itinerario dei borghi fortificati di collina tra Cesena e Rimini, che un tempo comprendeva anche le rocche malatestiane di Ardiano, Ciola Araldi, Castiglione, Montaguzzo.


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