De Pisis Filippo
1896/ 1956
dipinto

cartone/ pittura a olio
cm 66 (la) 53.8 (a)
con cornice 73 x 85 x 7 cm
sec. XX (1927 - 1927)
n. 2764
La pittura è la trascrizione figurativa di un fatto accaduto al giovane pittore e raccontato a Giovanni Comisso, e quindi da questi trasposto in "Il sodalizio con De Pisis", libro di memorie e testimonianza di una grande amicizia. Secondo quel racconto due ragazzi sono accolti nell'atelier e rifocillati; l’atmosfera è conviviale e il pittore incomincia a tratteggiare il ritratto di uno dei due. All’improvviso si svela il vero intento della visita: approfittando della distrazione dell'ospite, l’altro giovane tenta di derubarlo e solo la forza di spirito della vittima riesce a fare scappare i malintenzionati. La drammatica circostanza si svolge davanti al tavolo occupato dalla tavolozza, dagli album, carte, barattoli, frutta e vino, che rimasero impressi nella memoria e gli suggeriranno l’esecuzione di una natura morta "tragica". Gli oggetti rappresentati, specie la bottiglia di Medoc, “l’arma” dell’aggressione, si caricano dunque di significati reconditi: affastellati nel luogo della memoria, sono infine proiettati e idealizzati sulla tela dipinta. Da un punto di vista formale "l'impaginazione del dipinto, soprattutto nella descrizione del bric-à-brac di oggetti accatastati sulla parte superiore del tavolo, e la tavolozza quasi monocromatica di bruni impiegata in questa porzione del quadro, potrebbero essere indizi di un'inaspettata attenzione di De Pisis nei confronti delle ricerche del cubismo sulla resa dei volumi e dello spazio" (Pacelli in De Pisis a Ferrara, p. 41).
Provenienza: Collezione Giovanni Comisso, Treviso.